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“Mi vedete agitato?”. Occhiali da sole abbinati al laccio azzurro delle scarpe, Attilio Auricchio da bravo allievo della Nunziatella cerca di mascherare le emozioni dietro le lenti. Ma con ugual strategia militare non risparmia colpi al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Nel giorno dopo le dimissioni da direttore generale e capo di gabinetto del Comune si ferma a chiacchierare sotto Palazzo San Giacomo.

“Si devono ancora avviare le procedure e ci sono dei passaggi da fare, soprattutto per la nomina del capo di gabinetto, non semplici che richiedono tempo. Se ha detto che hanno preso il mio posto il sindaco dice sciocchezze” afferma Auricchio che ci tiene a sottolineare come de Magistris abbia fatto le nomine prima ancora del tempo. Come se non avesse avuto alcun rispetto di un rapporto decennale. Quando ancora nemmeno aveva lasciato Palazzo San Giacomo è partita infatti la comunicazione. Il sindaco sì ha annunciato i suoi successori. “Si possono fare tanti annunci” dice ancora, ribadendo che tecnicamente, anche per una questioni di requisiti, non possono insediarsi. In particolare il capo di gabinetto, ovvero Enrico Pollice. Sferrato il primo colpo, il dg passa a scherzare – ma non troppo – sulle ferie accumulate. “Ho preso sempre e solo due settimane ad agosto e mai un giorno di malattia – dice -. Sì mi hanno fatto un conto ed è uscito fuori un numero di giorni enorme, neanche me lo ricordo”. Quindi starà in ferie per mesi? “No – risponde il Colonnello che già ha preso contatti con l’Arma dei carabinieri – ritornerò ad indossare la divisa ad aprile, assolutamente a Roma con un incarico low profile”. Esclusa la possibilità di candidarsi, ma non ddi sparire dalla scena politica. “Non mi candido – spiega –, ma ci sono tante cose da vedere come vanno in Campania. E dove va quest’amministrazione”.

Nel frattempo la sua mossa strategica l’ha fatta. Altro che farsi silurare da de Magistris come accaduto ad altri del calibro di Tommaso Sodano e Giuseppe Narducci. Defenestrazioni che fanno riflettere.  “E chi vi dice che non ci ho già pensato” risponde su questo. Insomma il dg il suo piano l’ha studiato bene, prima ancora del sindaco. Non a caso cita Cincinnato. “Cincinnato ci insegna che tutti sono utili ma nessuno indispensabile. E vale anche per quest’amministrazione”. Si definisce “una giubba rossa, un umile servitore. Ho creduto nell’idea di un uomo e ho portato la bandiera” dice per chiarire che sì “un ciclo è finito” ma non darà addosso al sindaco ora che il rapporto è finito. “Non entro in questo tipo di meccanismo” aggiunge, togliendosi comunque i suoi sassolini dalla scarpa con tattica militare. Lo raggiungono l’ex assessore nella giunta de Magistris, Sergio D’Angelo oggi numero uno di Abc e alcuni suoi fedelissimi.  Per andare insieme a pranzo. Un pranzo a cui il sindaco ovviamente non c’è. “Forse in Europa League andiamo” dice andando via l’uomo che ha messo ko Luciano Moggi con l’inchiesta su Calciopoli. Insomma la partita con de Magistris è finita, ma i rigori finali Auricchio non ha alcuna intenzione di farli battere al sindaco.