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Napoli – “La prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel puntare il dito senza fare nulla e girarsi dall’altra parte. L’omertà uccide: delle parole che noi diciamo dobbiamo rendere conto dinanzi al tribunale della storia, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto davanti al tribunale di Dio”.

E’ il monito di don Mimmo Battaglia, Arcivescovo di Napoli, durante l’omelia nel corso della celebrazione nel quartiere di Ponticelli, scosso nei giorni scorsi dall’esplosione di alcuni ordigni.

E’ necessaria una purificazione culturale che significa non più vivere né pensare in termini di assistenzialismo – ha aggiunto – se tutti aspettiamo qualcosa dagli altri, nulla mai faremo e nulla costruiremo per il futuro nostro e dei giovani né saremo più capaci di opporci a chi con la forza della violenza vuole mangiare sugli appalti, speculare sulla cooperazione, organizzare il controllo del territorio”.

Battaglia, che ha citato le parole di Martin Luther KingNon mi spaventa il rumore dei violenti, ma il silenzio degli uomini onesti‘, ha affermato che “occorre un forte risveglio delle coscienze non alimentando più il male, opponendoci alle richieste estorsive , denunciando l’usura, l’arroganza e le ingiustizie“.

Chiedo ad alta voce a tutte le istituzioni di stare accanto alla gente, di ascoltarla, di seguirne i passi. Chiedo di non tagliare le spese sociali perché non intervenendo adeguatamente nelle ferite aperte esse saranno cancrene sociali che la camorra utilizzerà per i suoi scopi. La politica deve dimostrare che lo Stato c’è ma non solo con le forze dell’ordine a cui va la nostra profonda gratitudine per l’impegno e il servizio, ma investimenti e lavoro dimostreranno realmente che lo Stato c’è”.

Ha proseguito monsignor Mimmo Battaglia: ”La politica non può ridursi a semplice gestione dell’esistente ma è e deve diventare progetto, tensione, sogno e profezia – ha sottolineato l’Arcivescovo – la politica è chiamata a farsi prossima della storia delle persone, vicina al senso del vivere per essere capace di dare un senso alla vita. Tutto questo significa spostare l’attenzione dalla sicurezza intesa come mero ordine pubblico alla sicurezza sociale che nasce dalla capacità di dare un nome ai bisogni e una forma concreta ai diritti. Quando ciò non avviene – ha ammonito – si mortifica il sociale e si dimentica che la solidarietà è inscindibile dalla giustizia rischiando di cadere in una cultura corrotta e mafiosa in cui si dà per carità ciò che spetta per giustizia. Se la politica è lontana dalla strada, dai problemi concreti della gente, dalle sue ferite, allora la politica è lontana dalla politica”.

Questa nostra terra e il Sud hanno bisogno di riscatto senza retorica ora. Moltiplicheremo le ragioni della speranza, la determinazione dell’impegno e non cederemo alle intimidazioni di quanti credono di seminare paura con la violenza ma non possiamo essere lasciati soli. Nè la preoccupazione, né la paura, né le minacce possono zittire la nostra voce o fermare il nostro cammino. Voltare pagina è possibile se tutti ci sentiremo coinvolti. A chi crede di gestire il territorio con la violenza e le bombe possiamo offrire il nostro dolore, la nostra rabbia ma non la nostra resa”.