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Caro Seid, posso testimoniare, pur non avendoti mai conosciuto, che le tue parole sono autentiche, perché alla tua età, molti di noi con pelle nera, abbiamo fatto la stessa esperienza in questo Paese a forma di stivale. Caro Seid, perdona questo mondo, e soprattutto, perdona noi italiani di pelle nera, se abbiamo lasciato che da solo tu caricassi la zavorra delle nostre pene“. È quanto scrive su facebook Hilarry Sedu, avvocato di origine nigeriana ma con cittadinanza italiana, con un passato da calciatore, proprio come Seid Visin, il 20enne di Nocera Inferiore (Salerno), di origini etiopi, suicidatosi qualche giorno fa; il giovane, che in passato ha giocato nelle giovanili del Milan, ha lasciato una commovente testimonianza in una lettera, letta durante i funerali: “Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Avevo paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati”. Hilarry, come Seid, è in Italia da quando era molto piccolo pur non essendo stato adottato. Come Said ha dovuto superare ostacoli e sguardi, diffidenze, anche ora che è diventato avvocato e si è persino candidato alle Regionali del settembre scorso. “Potevi essere mio figlio – scrive Sedu – oppure, ai miei vent’anni, potevo essere te. Ho letto con acuta tristezza la lettera con la quale hai congedato la vita. 
Sei autentico quando dici “…quando stavo con i miei amici, mi portava a fare battute di pessimo gusto sui neri e sugli immigrati, addirittura con un’aria troneggiante affermavo che ero razzista verso i neri, come a voler affermare, come a voler sottolineare che io non ero uno di quelli, che io non ero un immigrato…come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, che ero bianco…”. Sai, non lo so…non so perché l’Italia, culla del diritto, nonostante la cristallizzata multietnìa della nostra comunità, ancora, ostinatamente crede che un italiano debba per forza avere la pelle bianca. Così ignorando, che siamo in tantissimi, di pelle nera, ad emozionarci intonando l’inno di Mameli.
Per questo, da diversi anni ci battiamo per lo Ius Culturae, perché nessuno deve regalarci la cittadinanza, non la dobbiamo meritare semplicemente, perché noi siamo figli di questa terra, siamo figli della cultura che discende dai vari “Cesare” , senza rinnegare chi sono oppure sono stati i nostri genitori biologici…ma la vita è la nostra e vogliamo essere riconosciuti per ciò che siam, Italiani. Le tue parole miglioreranno questo Paese, ne sono sicuro” conclude Sedu.