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Tommaso Ederoclite, dal Pd a Bassolino. Anzi, di più: da Renzi a Bassolino.
 
“Bassolino è stato un renziano prima di Renzi”.
 
Gliel’ha detto?
 
“Con Antonio mi sento più volte al giorno”.
 
Meglio lui che un certo Pd.
 
“Per me, fin dal 2016”.
 
Anno delle primarie che hanno sancito lo strappo di Bassolino col partito che – lo ripete ad ogni occasione – ha contribuito a fondare.
 
“Fui l’unico renziano a sostenerlo: gli altri si schierarono tutti con Valeria Valente”.
 
Da allora il buio.
 
“Da allora Bassolino non ha nemmeno più fatto la tessera del Pd”.
 
E lei?
 
“Nel 2018 mi candidai segretario e persi contro Massimo Costa. Che mi volle, però, presidente dell’assemblea provinciale”.
 
Poi Renzi.
 
“Non sono mai stato iscritto a Italia Viva. Per qualche tempo ho frequentato il partito qui a Napoli. Ma subito mi sono reso conto che non era per me”.
 
E poi Bassolino.
 
“Che nel frattempo non mi ha mai fatto mancare la sua vicinanza, dandomi consigli, dritte, aiutandomi molto. Dopo le primarie del 2016, credeva di vedere aperto un dibattito sul partito. Ma in 5 anni, nulla”.
 
Il silenzio.
 
“Il silenzio che l’ha isolato. E’ come se l’avessero cacciato”.
 
Ora torna alla carica, però.
 
“Ha una capacità politica, di leadership, di conoscenza dei problemi della città unica”.
 
I problemi, quando è toccato a lui, non è stato capace di risolverli.
 
“Con 19 assoluzioni su 19 processi, mi permetta di dire che è un passo avanti rispetto a chi è nato e cresciuto politicamente con lui e non ha mai speso una parola di solidarietà nei suoi confronti”.
 
Ci si può candidare a sindaco di Napoli “per fatto personale”?
 
“Ci si può candidare se si è l’unico capace davvero di cancellare il disastro De Magistris”.
 
Bassolinik pronto a salvare Napoli.
 
“Quel fumetto è divertente. E l’ultimo episodio fa riflettere”.
 
Bassolinik capace di vedere nel futuro.
 
“Un dottor Manfredius ostaggio del groviglio di liste che lo hanno fatto eleggere a Palazzo San Giacomo. E un Comune con una maggioranza litigiosa e paralizzato. Un incubo che Bassolinik cancella vincendo lui le elezioni e dando a Napoli una leadership chiara e forte: ciò che occorre”.
 
Ma è un uno contro tutti.
 
“Lo sottovalutano: ha già costruito una squadra di 30-40enni che lavora sodo. E davanti al suo comitato c’è la fila”.
 
Il peggior nemico di Bassolino è Bassolinik che si è messo in testa di correre da solo, fuori dai partiti. Contro la sua storia.
 
“La sua candidatura è politica e civica. Politica perchè certo non rinnega la sua storia. Civica perchè sono davvero tante le persone non di centrosinistra pronte a sostenerlo. Ora è diverso: è visto come una garanzia trasversale”.
 
La sua stessa candidatura dà il senso che non ha lasciato nulla in eredità.
 
“Non è così. La Napoli che ha lasciato Bassolino non è certo questa in bancarotta e senza servizi di De Magistris. E ora ciò che mi piace di lui è che sta facendo crescere una nuova classe dirigente per un ricambio generazionale che i partiti ostacolano ancora”.
 
Quante possibilità gli dà di farcela davvero?
 
“Per me, al ballottaggio può esserci un derby a sinistra”.
 
La carta vincente che si giocherà.
 
“I comizi dal vivo: è un animale politico. E i duelli in tv: si esalta anche se si confronta, come mi auguro, con altri candidati forti”.
 
Il modello che segue.
 
“Ci confrontiamo con l’esperienza politica della sindaca Ada Colau a Barcellona”.
 
Zero nostalgia di Renzi e del Pd.
 
“Per i miei ex compagni di viaggio mi auguro che non sacrifichino un candidato sindaco credibile nel nome del tutti dentro”.