Napoli – Prima udienza, oggi, nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, del processo a carico di Mariano Cannio, il 38enne ritenuto responsabile di aver lasciato cadere un bimbo di tre anni, Samuele, dal balcone dell’abitazione dei genitori, al terzo piano di una palazzina che si trova nei pressi di via Foria, il 17 settembre 2021. Nel corso dell’udienza l’avvocato Domenico De Rosa, legale della famiglia del piccolo (che si è costituita parte civile), ha sottolineato con forza, e chiesto al gup Nicoletta Campanaro, di verbalizzare la mancanza, nell’imputazione, dell’aggravante dei motivi abietti e futili, non contestata dalla Procura di Napoli, oggi in aula rappresentata dal sostituto procuratore Barbara Aprea. Per il legale, infatti, questo processo non si sarebbe dovuto svolgere con il rito abbreviato ma ordinario, e davanti alla Corte di Assise, vista la gravità dei fatti accaduti quel giorno. Mariano Cannio, in base a una perizia disposta dal giudice e redatta da un consulente di Salerno, è stato ritenuto imputabile e capace di intendere e volere al momento del gesto costato la vita a un bambino di soli tre anni. Cannio, rispondendo alle domande degli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, disse che dopo il fatto si recò a mangiare in una pizzeria del quartiere Sanità per poi andare dormire. L’uomo è accusato di omicidio aggravato in quanto commesso in maniera tale da “ostacolare la privata difesa” (la mamma del piccolo era in casa quando è avvenuta la tragedia, ma non ebbe la possibilità di intervenire perché si trovava in bagno per un malore) e in relazione al fatto che la vittima è un minore di 18 anni. L’imputato, difeso dall’avvocato Maria Assunta Zotti, non era presente in aula, come anche i genitori di Samuele. Il prossimo 6 luglio è stata fissata la requisitoria del pm; la sentenza è prevista per il 27 settembre, dopo la discussione delle parti civili.
Bimbo fatto cadere dal balcone, il legale: “Perchè manca l’aggravante?”
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