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Napoli – “Ah che bell’ ‘o caffé pure in carcere ‘o sanno fa” scriveva il cantautore ligure Fabrizio De Andrè nel lontano 1990, a distanza di anni il caffè a Napoli resta una vera e propria religione. Culto, quello dell’espresso, che oggi potrebbe così ricevere anche l’ambito riconoscimento Unesco.

La giunta regionale della Campania, con la firma del Governatore De Luca, ha così inviato oggi alla Commissione italiana per l’Unesco il dossier, stilato dagli esperti del settore, di candidatura “La cultura del caffè espresso napoletano“. Perché dietro una semplice tazzina di caffè c’è difatti lo status symbol di una storia di una città dal fascino infinito.

Si tratta – si legge nella nota della Regione – di una candidatura di grande rilievo, pienamente in linea con l’importante lavoro svolto negli ultimi anni grazie anche all’iniziativa del consigliere Francesco Emilio Borrelli, per il riconoscimento, da parte dell’Unesco, delle più significative tradizioni agroalimentari“.
La proposta era nata già lo scorso febbraio dopo la visita del premier francese Emmanuel Macron in città, a cui Giuseppe Conte aveva spiegato la celebre tradizione napoletana del “Caffè sospeso”.

A margine di quell’incontro arrivò la proposta per chiedere anche al premier francese di sostenere la candidatura Unesco, che oggi parte ufficialmente.

Il caffè in Italia – si legge nella nota diffusa dalla Regione – non è soltanto una bevanda ma esprime una vera e propria cultura, un rito tutto napoletano che ha dato vita a tradizioni diffuse ovunque, come quella del caffè sospeso che evoca il senso dell’ospitalità, solidarietà e convivialità”.