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NAPOLI – Ucciso senza pietà perché era antipatico al capoclan. Ecco il motivo perché decisero di eliminarlo. Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno arrestato questa mattina cinque persone accusate di aver partecipato all’omicidio di Pasquale Izzi, ucciso il 29 marzo del 2016, sotto casa del boss Carlo Lo Russo, al vertice del clan che porta il suo cognome e che era egemone nella zona tra Miano, Chiaiano e Piscinola, area nord di Napoli. Per questo stesso delitto il 20 aprile dello scorso anno erano già finiti in carcere i due esecutori materiali, Luigi Cutarelli e Mariano Torre, oltre che Carlo Lo Russo come mandante, suo moglie Anna Serino come istigatrice e Domenico Cerasuolo con il ruolo di basista. Ma determinanti per chiudere il cerchio attorno all’efferato agguato sono servite le parole di Torre, che dopo la condanna all’ergastolo rimediata per l’omicidio di Genny Cesarano, il 17enne ucciso il 6 settembre del 2015 al rione Sanità per una pallottola vagante, ha deciso di collaborare con lo Stato. Le sue accuse hanno permesso l’arresto di altre cinque persone. Si tratta di Antonio Buono, 28 anni, Marco Corona, 32 anni, Tommaso D’Andrea, 45 anni, Salvatore Freda, 47 anni, Ciro Perfetto, 22 anni. Sono stati incastrati dalle intercettazioni telefoniche ma anche e soprattutto dalle dichiarazioni dei pentiti.