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Napoli – Un clan “camaleontico” in grado di trasformarsi più e più volte, con una fortuna invidiata da tutte le altre cosche. Ad ogni retata c’era chi riusciva a supplire alla direzione del clan perché scarcerato. E così, grazie ai “canali” spagnoli per i carichi di cocaina, sono rimasti attivi.

I Lo Russo sono concentrati in modo stabile sulla gestione «del lucroso settore della vendita delle sostanze stupefacenti», e possono contare «su uomini fedeli ai vertici dell’organizzazione che hanno il controllo delle piazze di spaccio in cui sono operativi i pusher al soldo del clan».

Le microspie piazzate dai carabinieri nelle auto di molti indagati e le intercettazioni telefoniche, ma anche servizi di osservazione, pedinamento e controllo culminati in taluni casi in operazioni di arresto e sequestro, hanno arricchito scenari già delineati da sentenze e dichiarazioni di pentiti, uno fra tutti il boss Carlo Russo e il nipote Antonio, consentendo una «esaustiva» ricostruzione delle “piazze” di spaccio sottoposte al controllo dei capitoni e l’identificazione di chi, con ruoli diversi, ha consentito alle “piazze” di funzionare e di garantire proventi per il sostentamento del clan.

L’arco temporale delle indagini è compreso tra il novembre 2015 e l’aprile 2016, e corrisponde al periodo di reggenza del clan da parte di Carlo Lo Russo. Diverse le piazze su cui si è concentrata l’attenzione degli investigatori: da quella “abbasc ‘o Messico” (sotto il Messico, bar nel quartiere di Miano), a quelle “sotto al ponte” del rione don Guanella, delle Palazzine Mussolini, di San Gaetano, di Piscinola, o quella di Vincenzo Di Massaro che la droga ai clienti la porta a domicilio con la sua moto.

Tutte piazze rifornite direttamente dagli uomini del clan, perché come spiega il boss, non esistono spacciatori “a privato”, cioé che lo possano fare per conto loro; tutti devono prendere coca, eroina, marijuana dal clan e pagare anche una tangente al clan per spacciare. «Il clan si arricchisce perché vende ai prezzi che vuole – annota il gip – lo stupefacente che acquista all’ingrosso, e riceve oltre al prezzo della droga anche una somma di denaro dovuta dai gestori per poter vendere nei territori dei capitoni che garantiscono tutela e protezione anche in occasione dei “fastidi” provocati da Walter Mallo».