Napoli – “Strativari” è uno spettacolo che vuole mettere a fuoco l’immagine di una Napoli multiforme. Due gruppi musicali assai diversi per vocazione e storia collaborano, con la complicità teatrale preziosa di Iaia Forte, a realizzare uno spettacolo nuovo che, alternando citazioni a contributi originali, celebra l’immagine inconsueta di una città non etichettabile. Vista dall’alto, la città sembra una sola ma al viaggiatore, che sceglie di calarsi nelle sue viscere per attraversarla, Napoli rivelerà i molti strati che la compongono, sovrapposti e percepibili nella loro specificità affascinante, eppure indissolubilmente legati in un in-treccio di colori, di odori, di suoni. Non esiste logica che spieghi il mistero di questa osmosi feconda di anime favorita da legami invisibili che vanno ben oltre la vicinanza fisica. A svelarlo, semmai, sarà una suggestione sonora che, al pari della città, non ammette categorie: non è nobile né plebea, ma forte e autentica sia che provenga da un violino, sia da una vecchia scopa travestita da chitarra o da una voce che seduce, culla e rapisce. Non bastano occhi, gambe e ragione per viaggiare attraverso la città a strati: ci vuole la musica.
Lo spettacolo Strativari è concepito come una suite e si compone di otto movimenti (con un Prologo ed un Epilogo) differenti per colori, dinamiche ed atmosfere. Otto tavole, otto ritratti emotivi che toccano altrettanti affetti – il ricordo, la passione, il gioco, lo scontro, la fatica, la denuncia, il desiderio, la devozione – esplorati dal punto di vista dei napoletani.
“La non convenzionalità è un tratto che ci contraddistingue da sempre e che ben si sposa con Capone&BungtBangt – dichiara Gerardo Morrone dei Solis String Quartet – in questo progetto raccontiamo la nostra città, attraverso la voce accattivante, incisiva e spesso irriverente di Iaia Forte. Gli stimoli sono molteplici come gli strati della Napoli fatta di pluralità di linguaggi e stili unici. Dal punto di vista musicale abbiamo messo in relazione, con il gioco del contrasto, grandi autori come Bach, Mozart, Prokofiev e Viviani con brani originali sia di Capone che del Solis String Quartet composti da Antonio Di Francia. Il tutto sapientemente curato da Stefano Valanzuolo e Raffaele Di Florio.”
L’obiettivo dello spettacolo è gettare uno sguardo disincantato su un territorio troppo spesso, e a sproposito, psicoanalizzato, scandagliato, vituperato o troppo amato, cogliendo il tormento e l’estasi di una realtà contraddittoria e anche per questo affascinante.
Il titolo, invece, attraverso un gioco di parole, evoca il nome del più celebre liutaio di tutti i tempi e rimanda ad una dimensione nobilmente classica. Ma gli “strati” “vari” che compongono l’immagine di Napoli sottintendono, in realtà, una pluralità di linguaggi, stili, corpi e anime che, forse, non ha uguali altrove. Così come la stratificazione geologica di un territorio racconta l’evoluzione morfologica del luogo, così il metodo usato per costruire la “drammaturgia”del lavoro musicale/teatrale ha adottato la “stratificazione” della musica nelle sue infinite declinazioni, cercando di restituire allo spettatore le tante identità di una collettività, di un paese, di un’intera civiltà.
“Per me è un onore lavorare con musicisti incredibilmente bravi – dichiara l’attrice Iaia Forte – e credo sia fondamentale, in un momento storico come questo, ri-aggregarci artisticamente in un processo collettivo che vede anche regia a autore parte imprescindibile. Realtà apparentemente diverse si sono incontrare e unite dalle stesse necessità espressive e intenti artistici. Questa cosa mi rincuora e mi rende vitale specie oggi che si tende a fare esperienze artistiche individualistiche. Quindi non c’è solo il piacere, come attrice, di far parte di un organico così ricco e stimolante ma come essere umano ho il piacere di aderire ad uno spettacolo in cui l’incontro diventa un elemento imprescindibile e prezioso“.