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Napoli – Un allarme sul pronto soccorso partito molti mesi fa dal Cardarelli di Napoli che ha fatto emergere un nodo nazionale: i medici sull’emergenza sono in netto calo. E’ questo il tema al centro del convegno promosso dalla “Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere” (FIASO) dal titolo: “Emergenza-Urgenza, criticità attuali e soluzioni a breve e medio-lungo termine”, in programma al Cardarelli.
Domani sarà un giorno di confronto e di idee dei grandi ospedali – spiega all’ANSA il nuovo direttore del Cardarelli Antonio D’Amoreverrà anche il direttore del Niguarda di Milano Marco Bosio, Chiara Serpieri, direttore Generale dell’ASL piemontese di Verbano-Cusio-Ossola e Antonio D’Urso, direttore Generale dell’Asl Toscana Sud Est. Metteremo sul tavolo i problemi condivisi e quelli specifici. Da vicepresidente della Fiaso sono contento che si faccia qui, al Cardarelli, perché viviamo questa criticità e dobbiamo trovare una risposta per i pazienti e per i medici dell’emergenza che oltre allo stress rischiano anche aggressioni”. Al convegno partecipano anche Lorena Martini dell’Agenas e Fabio De Iaco, Presidente della Simeu.
La situazione è difficile a livello nazionale – spiega D’Amore – noi qui possiamo migliorare a partire dall’organizzazione interna. Ma resta l’allarme sui medici nel reparto: un anno fa ce n’erano 35, ora sono 26, 10 sono andati via per non stare più in pronto soccorso. E’ un problema di contratto su cui serve una risposta nazionale. Ora qui stiamo facendo scouting nei reparti, cercando di convincere i medici a venire all’emergenza con delle premialità che abbiamo, oggi servono 15 nuovi medici. Ma è un settore che non ha futuro così: se guardiamo alle borse di studio per questa specializzazione, solo il 30% sono state prese, il 70% rimaste senza pretendenti”.
Una situazione che il Cardarelli sta cercando di affrontare: “Stiamo programmando interventi di fast track – afferma il direttore insediato il 9 agosto – per avere una risposta dagli specialisti che arrivano al pronto soccorso in tempi rapidi. Ma servono spazi adeguati. Per ora lo abbiamo attivato sull’ortopedia e presto tocca ai settori di otorino e oculistica. Poi faremo le linee dirette veloci dal reparto emergenza ai reparti specialistici, ma questo va di pari passo con i percorsi nuovi della struttura. Per fare davvero i lavori dovremmo chiudere però il pronto soccorso, cosa che non è possibile pensare ora”.
D’Amore riflette anche sugli enormi numeri del Cardarelli: “Arrivano in media – spiega – 10 codici rossi al giorno e 55 codici gialli. L’intervento in emergenza si ripercuote su cose meno gravi che in realtà dovrebbero essere curate sul territorio. La legge Balduzzi del 2012 partiva dalla riorganizzazione delle cure primarie, partendo dalla de-ospedalizzazione con un rafforzamento dell’assistenza sanitaria sul territorio. Ma non è stata applicata del tutto, i fondi del Pnrr servono alla territorialità nella sanità che serve a ridurre di 80-90.000 accessi impropri al pronto soccorso. Oggi le necessità assistenziali sono molto cambiate, i pazienti vogliono risposte immediate, cercano sul cellulare i sintomi e si spaventano. Ma spesso nella medicina serve approfondire, fare esami per la diagnosi”. E intanto continua la ricerca del personale: “Domani parleremo – conclude D’Amore – dell’aumento dello stipendio, guardando anche all’estero. In Francia un primario prende il doppio di uno italiano. Intanto negli ultimi mesi abbiamo provato a fare concorsi, abbiamo solo una nuova dottoressa assunta al pronto soccorso. Così non basta”.