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Caro affitti: la protesta dilaga a Napoli, come nel resto d’Italia. Domani alle 10.30 il Collettivo Autorganizzato Universitario (Cau) ha indetto un flash mob, montando tende da campeggio nel cortile di Porta di Massa, sede della Federico II. Verranno esposti i cartelli dei prezzi delle case in affitto, sempre più insostenibili. Una protesta anti speculazione, con cui evidenziare pure “la situazione degli studentati della Federico II e dell’Orientale – denuncia Federica Gallo del Cau –, spesso lontani dalla sede centrale, e dove comunque non ci sono posti per tutti“.
Ieri c’è stata un’assemblea nella Galleria Principe di Napoli. Tante le storie di disagio quotidiano. “Sono attualmente disoccupata, sono in graduatoria in vari concorsi pubblici, e sto cercando casa” racconta Chiara Capretti, consigliera di Potere al Popolo alla seconda municipalità. “Vedo le stesse stanze – dice – che prendevo in affitto da studentessa, che avevano un costo dai 180 ai 250 euro, oggi costano dai 300 ai 4-500 euro“. A incidere sono “il turismo di massa, soprattutto nei quartieri del centro, che da un lato ci rende orgogliosi, però come tutti i fenomeni va regolamentato; il tema dei piccoli proprietari, che magari hanno un solo appartamento al centro storico, decidono di lasciarlo libero, prendendosi una casa in periferia, per avere un’integrazione al reddito“.
Riconvertendo gli immobili ad uso turistico, c’è chi incassa fino a 4.000 euro al mese. Così i fitti abitativi sono saliti gradualmente in un decennio. E dopo il Covid sono schizzati alle stelle. “Siamo passati da poche migliaia di alloggi ad uso turistico del 2010 – spiega Chiara -, ad oggi che superano i 10.000 ed un mercato immobiliare drogato da questo fenomeno“. Sul punto “chiediamo con forza all’amministrazione comunale – sottolinea l’esponente di PaPdi farsi carico di questi problemi, al momento non esistono una delega alla casa né politiche abitative da parte del Comune“.
I modelli di riferimento, per intervenire, non mancano. “C’è un piano che attiene il livello nazionale – afferma Chiara –, relativo al limite di giorni di affitto, che si stabilisce con le piattaforme, soprattutto Airbnb. Ad Amsterdam dopo i 30 giorni di locazione breve non puoi più affittare per locazione turistica, quindi il tuo annuncio scompare. Questo ha permesso di recuperare oltre il 30% degli alloggi dall’uso turistico, facendoli tornare all’uso residenziale. C’è anche un altro strumento, usato dai Comuni, che riguarda la zonizzazione. Cioè l’idea di porre un limite numerico alle licenze per quartiere, sulla base di un’analisi, come avvenuto a Barcellona e Parigi”.
Intanto la bomba sociale sta esplodendo. “A febbraio la prefettura ha annunciato che alla fine del blocco di due anni sono stati notificati 10.000 sfratti esecutivi per morosità incolpevole – riferisce Alfonso De Vito dello Sportello per il diritto all’abitare –, parliamo di un dato che è circa il 500% della media annuale di Napoli. Un dato impressionante che racconta anche di come la proprietà immobiliare sia oggi molto più aggressiva e molto meno tendente alla soluzione. Molti cercano di liberare gli appartamenti per usarli come case vacanza“.
Adesso solo i benestanti possono permettersi locazioni abitative. “Oggi – rammenta De Vitosi chiede il doppio stipendio a garanzia. Ho seguito dei casi di persone sfrattate, che avevano una pensione di invalidità: depressione bipolare, anziani con diagnosi di carcinoma al polmone, ma questi tipi di redditi sono stigma, la casa non te la affitta nessuno“.