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Napoli – In quella strada, in cui fino a dicembre 2019 era necessario istituire il senso unico alternato tanto era frequentata, compaiono già i primi cartelli ‘Vendesi‘, e i rumors vogliono ci sia un interesse di grandi gruppi immobiliari lombardi per comprare i locali questi esercizi commerciali. La voce di maggiore spesa, infatti, ora che i flussi di turisti non esistono più, è quella dei fitti, diventati insostenibili. Così lunedì prossimo a Napoli i presepiai artigiani di via San Gregorio Armeno saranno davanti le proprie botteghe con saracinesche chiuse e chiavi in mano, ed esporranno un cartello con la scritta “Cedesi San Gregorio Armeno“.

Il rischio è che se troppe botteghe saranno costrette a chiudere definitivamente, lo spazio sia occupato da tipi di attività ben distanti dall’antica arte, e che la strada perda quella connotazione peculiare che l’ha resa conosciuta in tutto il mondo come la via dei presepi. Il 30 marzo scorso, via pec, il presidente dall’associazione di cui fanno parte i bottegai, l’architetto Gabriele Casillo, aveva spedito una pec a Quirinale, premier, Regione, Comune e al presidente della Camera, Robero Fico, per chiedere aiuto. Una lettera rimasta senza risposta. Quindi una seconda giornata di protesta ci sarà mercoledì davanti la sede della Regione Campania in via Santa Lucia, chiedendo l’incontro di una delegazione di artigiani con il presidente Vincenzo De Luca. Tra le richieste, sgravi fiscali; sostegno economico delle spese vive di tutte le attività con un finanziamento in parte a fondo perduto e in parte a tasso agevolato; vaccino per tutti gli abitanti e i lavoratori del centro antico, patrimonio Unesco, così come è stato disposto per le isole di Capri, Ischia e Procida; organizzazione per accogliere turisti, spronando il Governo a far ripartire il turismo.