- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

NAPOLI – Alle 20:28, dopo aver fatto il miracolo di mettere dalla stessa parte Pd e Movimento 5 Stelle, col Governatore Vincenzo De Luca, il vice segretario dem Peppe Provenzano, il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli esteri Luigi Di Maio che, dopo essersi un pò odiati, lo acclamano di persona a pochi passi, il professore Gaetano Manfredi va davanti al microfono con tutta la stampa che pende dalle sue labbra.

La sua emozione è lampante. Ma dopo un pò il tono è quello di sempre: cattedratico, si direbbe, se non fosse scontato per un ex rettore della Federico II. 

Ma tant’è. Il prof Manfredi, nuovo sindaco di Napoli, proprio col suo modo di fare segna la discontinuità più netta che ci si potesse aspettare rispetto all’esperienza di Luigi De Magistris.

Il quale, dieci anni fa, a quest’ora, festeggiava in piazza Municipio con una bandana arancione e proclamando: “Abbiamo scassato tutto!”.

E, invece, il prof, dando appuntamento davanti Palazzo San Giacomo: “Facciamo una festa sobria. Con le mascherine, mi raccomando”.

Davanti ai microfoni, Manfredi ringrazia Napoli che l’ha votato “al di là delle più rosee previsioni”. Ma aggiungendo subito che il 65% con cui ha stravinto le elezioni comunali gli dà anche una “grandissima responsabilità: ereditiamo una città in grande difficoltà”. 

“Qualcuno – aggiunge significativamente – pensava che la mia candidatura non fosse adatta perchè sono troppo serio. Ma Napoli è una città seria. Non saremo più quelli che si lamentano, quelli delle rivoluzioni. Saremo solo quelli che chiedono opportunità. Noi non vogliamo essere la città della pizza e del mandolino. Ma quella delle tante professionalità. Una città con una grande reputazione e una grande affidabilità”.

Certo, il prof sarà anche il primo sindaco di Napoli votato al primo turno da meno della metà dei napoletani aventi diritto. Ma lui la mette così: “L’astensionismo che si è manifestato rappresenta una sfida per tutta la poltica, non solo per la mia coalizione. Tanti non hanno votato perchè i Comuni sono stati abbandonati dalle altre istituzioni. E se i cittadini non hanno una risposta ai loro bisogni, se i cittadini non hanno i servizi che spettano loro, non votano nemmeno. La gente guarda ai suoi bisogni, non alle formule politiche”.

E a proposito di “formule politiche”: le tredici liste della sua coalizione, la presenza dell’intero stato maggiore dei 5 Stelle e del Governatore De Luca non possono far mancare la domanda se riuscirà ad essere autonomo: “Sono stato sempre autonomo e continuerò ad esserlo continuando a confrontarmi con tutti”.

La prima cosa che vorrà fare al Comune? “Far rispondere qualcuno al telefono quando chiamano i cittadini”.

A chi dedica la vittoria? “Alla mia famiglia e al mio staff, che mi hanno sempre supportato”. 

Ha ricevuto le telefonate dei suoi competitor Maresca, Bassolino e Clemente? “Sì, e mi ha fatto piacere”.