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Una stretta su internet e social per i dipendenti del Comune di Napoli, e regole stringenti anche per chi interagisce con gli account dell’amministrazione. Tutto è nella delibera di giunta, con cui sono state approvate la bozza preliminare del nuovo Codice di comportamento dei dipendenti e la Social media policy del Comune. L’atto dispone anche l’avvio di una procedura partecipativa, mediante avviso pubblico, per la stesura dei documenti finali. La delibera, peraltro, recepisce le linee guida nazionali innovate a giugno. Tanto per cominciare attrezzature, servizi telematici e telefonici dell’ufficio vanno usati “esclusivamente per ragioni di servizio“. Esemplificando, sui computer del Comune sarebbe vietato navigare sul web per svago. Al dipendente è però permesso l’utilizzo degli strumenti informatici forniti dall’amministrazione per “incombenze personali senza doversi allontanare dalla sede di servizio”. Purché, tuttavia, l’attività “sia contenuta in tempi ristretti e senza alcun pregiudizio per i compiti istituzionali”.

Paletti molto stretti, inoltre, per l’uso dei social. “Il dipendente che – si avverte – accede ad un social network con un account personale per propri interessi, non lo utilizza dal luogo di lavoro”. Ma è solo il principio. “Il dipendente utilizza gli account dei social media di cui è titolare – si legge nella bozza – in modo che le opinioni ivi espresse e i contenuti ivi pubblicati, propri o di terzi, non siano, per nessuna ragione, attribuibili all’amministrazione di appartenenza né possano lederne il prestigio o l’immagine”. E fin qui, nessuna sorpresa. Di più complessa applicazione l’altra disposizione, per la quale “in ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. Provando a interpretare: non solo astenersi dal discutere sul Comune di Napoli, ma anche di qualsivoglia pubblica amministrazione. Governo compreso. A compendio di ciò, sulle piattaforme digitali “è fatto divieto di trattare comunicazioni, afferenti direttamente o indirettamente al servizio”.

Allo stesso modo, il dipendente deve impegnarsi a mantenere un “comportamento corretto, ineccepibile ed esemplare, anche nella partecipazione a discussioni su chat, blog, social forum on line”. Questo – e si vedrà in concreto come – fatta salva la tutela dei diritti sindacali, e fermo restando il principio costituzionale di libertà di espressione. Ma attenti: vale solo fuori dall’esercizio delle funzioni. A chiudere il cerchio, quanto disposto va osservato “anche al di fuori dell’orario di lavoro, laddove risulti manifesta e conoscibile dai terzi la sua qualità di dipendente del Comune di Napoli”.

Ma ce ne è anche per i cittadini-utenti. Per loro, la social media policy del Comune annuncia l’uso di assistenti virtuali e di sistemi di Intelligenza Artificiale. Gli account social di Palazzo San Giacomo prevedono, ovviamente, anche una moderazione. Tuttavia i commenti pubblicati, si assicura, non sono moderati preventivamente. Il monitoraggio avviene infatti “compatibilmente con gli orari di ufficio”. E siccome il Comune di Napoli “non può garantire la rimozione immediata di tutti i contenuti inopportuni”, c’è persino l’invito alla denuncia. Cioè gli utenti sono “incoraggiati a segnalare interventi offensivi o inappropriati”. Si promette la rimozione di insulti, linguaggio offensivo, volgare, diffamatorio, discriminatorio, razzista o sessista. Ma anche di messaggi in violazione del diritto d’autore, di marchi registrati, o che siano spam e pubblicità non autorizzata. Tra le misure “appropriate e graduali” nei confronti dei trasgressori, “il blocco o il ban – temporaneo o permanente – dell’utente, nonché la segnalazione alle autorità competenti”. E occhio alle emoji. “Saranno cancellate nel più breve tempo possibile – afferma la policy – quelle che incitano all’odio, alla violenza, al razzismo, o che comunque risultino offensive”. Emoticon violente o razziste? Non si sa mai.