Un vero e proprio “sistema” finalizzato a “reprimere sistematicamente ogni forma di concorrenza, non solo ricorrendo a intimidazioni verso i concorrenti, ma anche corrompendo i funzionari delle pubbliche amministrazioni, soprattutto quelli della Regione Campania” per “pilotare le procedure amministrative ed estromettere… coloro che presentano istanze di concessione relative al demanio marittimo”. Così, il giudice Maria Luisa Miranda, facendo sue le considerazioni della Procura di Napoli, definisce il meccanismo emerso nel corso delle indagini della DDA che oggi hanno consentito alla Guardia di Costiera di notificare diciotto misure cautelari, dieci arresti ai domiciliari e otto obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Un modus operandi che avrebbe, per l’autorità giudiziaria, prodotto effetti “non solo per le concessioni demaniali marittime (istanze di rilascio, rinnovo, sub-ingresso), ma anche per le procedure finalizzate all’assegnazione delle linee di trasporto marittimo, degli orari di arrivo e partenza delle corse nei porti di rilevanza regionale”. Il “sistema“, inoltre, sempre secondo i sostituti procuratori antimafia e anche secondo il gip di Napoli, “per impedire la libertà di concorrenza” ed esercitare “minacce e pressioni in danno di altri imprenditori” si avvaleva “anche della fama criminale di Alfonso Ronca, alias l’amalfitano (indagato) anch’egli titolare e gestore di numerose attività commerciali nel settore del trasporto di turisti, pompe funebri ed altri” e della sua “vicinanza ad esponenti del clan D’Alessandro, egemone nell’area stabiese”.
Concessioni e corruzione: gip, sistema per reprimere concorrenza
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