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Torre Annunziata (Na) – Un sistema con una «eccezionale capacità a delinquere dimostrata dagli indagati che hanno una non comune idiosincrasia al rispetto delle regole ed una pervicacia che rende assolutamente negativa ogni prognosi di collaborazione». E’ questo il quadro che il gip fa della “cricca” che truffava le assicurazioni a Torre Annunziata.
 
Per principale erano alcuni magistrati onorari. «L’indagine ha consentito di raccogliere un’impressionante mole di elementi indiziari disvelando l’esistenza di un sistema corruttivo così diffuso da coinvolgere una notevole quantità di soggetti gravitanti intorno all’ufficio dei giudici di pace di Torre Annunziata», continua il giudice De Robbio.
 
Con l’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi ci sono stati 22 arresti. Uno dei giudici arrestati nel ricevere una presunta tangente si lamenta del piccolo taglio delle banconote appena ricevute: «Ma che sei venuto con tutte carte da dieci… Mo lo picchio a questo!», dice, come riportato da un’intercettazione. Nel documento giudiziario il giudice indica anche una «sistematica violazione delle norme». «Non solo è emerso che Iannello continui ad esercitare la professione di avvocato difensore nonostante la nomina a Giudice onorario comporti il divieto assoluto di svolgere l’attività – scrive il Gip Costantino De Robbio che ha spedito Iannello nel carcere di Poggiorealema l’indagato, noncurante del giuramento di fedeltà alla Costituzione ed allo Stato, ha sistematicamente preteso ed accettato compensi dai legali delle parti nelle controversie a lui affidate per favorirne gli interessi, ha preso denaro da consulenti tecnici per nominarli CTU nei procedimenti inerenti sinistri stradali, è giunto al punto di farsi dettare dagli avvocati i provvedimenti giurisdizionali direttamente dai patrocinatori di parte la decisione sul quantum, la determinazione delle percentuali di responsabilità da attribuire a ciascuno dei soggetti coinvolti nel sinistro e la determinazione di spese ed onorari in favore di avvocati e legali».
 
Il sistema messo su da Iannello prevedeva, inoltre, secondo quanto emerso dalle indagini l’esclusione sistematica di tutti coloro – avvocati e consulenti tecnici – che non si mostravano pronti al versamento della tangente. Erano persone “poco perbene” come li definiva lui nel corso delle conversazioni intercettate dai finanzieri.