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Napoli – Piove sul bagnato. Che un’epidemia porti con sé numerosi altri problemi è un dato di fatto, così come è scontato che a pagarne il prezzo maggiore siano le classi più svantaggiate. Da questo punto di vista, Napoli non fa eccezione.

Un recente studio condotto dal Comune di Napoli, in collaborazione con l’Università Luigi Vanvitelli, mostra un quadro desolante della situazione partenpea. Stando a quanto emerge dall’osservazione epidemiologica dei dati della Città di Napoli, condotta dall’equipe di statistica medica del Prof. Signoriello, i quartieri più poveri sono quelli in cui ci si contrae più facilmente il coronavirus. Le cause sono da addebitare ad una maggiore promiscuità familiare e condizioni di vita difficili che rendono difficile, se non impossibile, osservare pedissequamente le indicazioni sanitarie.

Nel caso specifico, tra il 10 ed il 20 ottobre si è registrato un aumento esponenziale dei casi, soprattutto nei quartieri di Chiaiano, Piscinola e Scampia, definiti come “area calda”. Osservati speciali anche Miano, Secondigliano e San Pietro a Patierno, classificati invece come “zona di riscaldamento”, ovverosia con un numero di casi ancora relativamente basso, ma il con un incremento percentuale elevato.

Altre zone da monitorare con attenzione sono quelle dell’area di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio, dove si registra un lieve aumento. Incremento dei casi di positività anche nelle aree Vomero-Arenella e Fuorigrotta-Bagnoli.

Unica nota positiva è un leggero miglioramento della situazione in tutta l’area del centro cittadino, dove si registra una diminuzione percentuale dei contagi.