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di Ornella d’Anna

Napoli cade a pezzi. O almeno, è questa la sensazione che si ha guardando lo stato in cui versano i palazzi del centro storico della città. Facciate decadenti, solai che cedono e calcinacci che crollano sulle strade. Un problema comune a tante città italiane ma che qui sta diventando una vera emergenza. 

Il 70% degli interventi dei Vigili del Fuoco in città e provincia riguarda verifiche di stabilità” spiega il comando provinciale di Napoli. Ma l’emergenza ha radici profonde: dopo il terremoto del 1980, per volontà del Ministero degli interni e del Comune di Napoli, è stata creata una joint venture tra i Vigili del fuoco e l’ufficio tecnico del Comune per gestire cedimenti delle facciate dei palazzi. Il motivo? Il numero di segnalazioni è troppo elevato e i tecnici del Comune non riuscirebbero a gestirle tutte, come avviene in altre città. 

“Ciò che manca qui è una cultura della manutenzione” – afferma Renata Picone, direttrice della Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio dell’Università Federico II -. “Napoli nel tempo ha avuto minori investimenti nel centro storico rispetto ad altre città e ciò l’ha portata a uno stato di maggiore degrado diffuso. Ma questo, allo stesso tempo, l’ha salvata da un processo di Gentrificazione”.  

Gentrificazione è un termine che in sociologia indica l’insieme dei cambiamenti urbanistici e socio-culturali di un’area urbana, tradizionalmente popolare, grazie all’acquisto di immobili di destinazione borghese. Per la docente tutto ciò ha reso la città particolarmente attrattiva per la vitalità straordinaria del suo patrimonio umano, storico e architettonico. “È chiaro, dunque, che bisogna trovare una sintesi tra sicurezza, esteticità e autenticità”.

Quello delle facciate cadenti dei palazzi non è solo una questione estetica ma di sicurezza. Lo scorso giugno Rosario Padolino è morto dopo essere stato colpito da calcinacci caduti da un palazzo di Via Duomo. Stessa sorte era toccata al 14enne Salvatore Giordano che nel 2014 fu colpito da frammenti di intonaco e pietre nei pressi della Galleria Umberto. “Sebbene non sia possibile generalizzare, il degrado spesso riguarda solo la superficie dei palazzi e non la struttura stessa. Ma tale degrado può nascondere un problema maggiore. Per intenderci, un rigonfiamento d’intonaco copre un problema di polverizzazione delle malte. Resta il fatto che la mancata manutenzione delle facciate esterne diventa pericolosa per la sicurezza dei terzi”.

Cosa manca, dunque, per rendere Napoli una città esteticamente più bella e più sicura? “La manutenzione ordinaria – risponde la professoressa Piconee perché ciò accada è necessario un endorsement finanziario ai privati”. Su questo fronte, qualcosa potrebbe accadere a partire dal prossimo anno. La manovra economica che dovrà essere approvata entro fine anno prevede un “bonus facciate”: una decurtazione fino al 90% delle spese relative ai lavori di restauro delle parti frontali degli edifici. Ancora da definire, però, i dettagli relativi ai massimali di spesa coperti dal bonus e a quali soggetti e a quali immobili sarà destinato.