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Napoli – Due giorni di tempo per provare a salvare il salvabile. Vale a dire la fornitura di metano che permette a una consistente quota del parco mezzi della Ctp di continuare a circolare. Se entro il 2 novembre l’azienda di trasporto non salderà i debiti con l’Eni lo stop sarà inevitabile. A lanciare l’allarme sono i sindacati Usb e Faisa Confail all’indomani del faccia a faccia avuto con i vertici della Città Metropolitana di Napoli. Un incontro fortemente voluto dalle parti sociali e concesso soltanto all’indomani del presidio di protesta a oltranza inscenato nei giorni scorsi davanti a Palazzo San Giacomo. Le grane, però, non sembrano essere finite qui. La corsa contro il tempo riguarda infatti anche l’agognato piano industriale, che se non arriverà entro la fine del prossimo mese rischia di compromettere la stessa sopravvivenza della partecipata dell’ex Provincia.
 
Sotto accusa finisce così ancora una volta il sindaco metropolitano Luigi de Magistris, il quale meno di un mese fa aveva assicurato, arginando così una protesta che andava avanti ormai da settimane, che nel giro di quindici giorni avrebbe salvato la Ctp: «Alla luce della discussione avvenuta tra le parti, ci siamo fatti l’idea che de Magistris abbia permesso i pagamenti degli stipendi di settembre solo per evitare eventuali ulteriori disservizi durante il periodo della commemorazione dei defunti, ma crediamo che la Città Metropolitana non abbia nessuna intenzione di salvare e rilanciare l’azienda. L’avvocato Giuseppe Cozzolino, in rappresentanza di Città Metropolitana, ha più volte affermato che senza la produzione di chilometri e senza la presenza di un piano industriale credibile, non sarà possibile la salvezza dell’Azienda», ragionano Giuseppe Ferruzzi del coordinamento provinciale Usb e Domenico Monaco della segreteria regionale Faisa Confail. I due sindacalisti aggiungono quindi che «non voler utilizzare l’avanzo libero di bilancio, nonostante sia stato sbloccato è una chiara volontà politica di portare il trasporto pubblico metropolitano alla morte e, quindi, alla privatizzazione selvaggia, semplicemente perché i lavoratori stanno già producendo il massimo possibile con il parco autobus attualmente a disposizione, privo di adeguata manutenzione. Il termine ultimo per la presentazione del piano industriale, su cui l’amministratore Gianluca Iazeolla ha ammesso di star lavorando, è previsto tra il 23 ed il 26 novembre, ma intanto se entro il 2 novembre non dovesse essere pagato il regresso economico con Eni, cesserà persino la possibilità di rifornire gli autobus di metano, con le conseguenze che tutti possono immaginare».