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Napoli – La sua storia è stata raccontata in un cortometraggio firmato da Gianfranco Gallo, ‘Denyse al di là del vetro’ girato nel 2019, qualche mese prima che compiendo 12 anni non le fosse più possibile ‘toccare’ suo padre durante i colloqui, il boss Raffaele Cutolo morto ieri nel carcere di Parma.

Denyse Cutolo, che compirà 14 anni il prossimo ottobre, nata nel 2007 con l’inseminazione assistita quando il padre scontava già 14 ergastoli, nel racconto filmato di Gallo, è descritta da sua madre Immacolata Iacone come ‘una bambina fantastica, una scolara modello’. Il suo augurio, quello di ogni mamma, è che possa avere una vita piena di gioie ma sopratutto ‘essere una donna libera’.

Gianfranco Gallo, attore regista e drammaturgo, che aveva incontrato Denise mentre era a lavoro con Immacolata Iacone per la sceneggiatura di un docu-film sulla vita della moglie del boss, nel corto si pone una domanda: ”Mi chiedo se sia stato giusto firmare quel permesso (per l’inseminazione assistita, ndr), chi lo diede fu sicuramente in buona fede. Nel momento stesso si mise in conto però la possibilità di far nascere un’orfana. Vedendo lo sguardo e l’intelligenza di Denyse penso che si, che è stato giusto, ma io non conosco le sue sofferenze, nessuno le conosce. Per il 41 bis dovrà vedere suo padre dietro un vetro: non c’è una morale, lei è uno dei pochissimi casi conosciuti , come glielo si spiega? io non lo so, qualcuno dovrebbe saperlo”.

Nei mesi scorsi Gallo ha rivisto mamma e figlia. ”Per comunicare alla signora che voglio riprendere il progetto del film sulla sua vita – racconta – quella di Immacolata Iacone è una storia incredibile. In principio la mia idea era quella di un film su Cutolo, volevo interpretarlo, dopo aver indossato i panni di tanti camorristi, partendo proprio da dove finiva il film iconico di Tornatore. Ho frequentato così la loro casa ad Ottaviano, dove la famiglia vive insieme: ed ho incontrato questa bella ragazza, sensibile, che stava sulle sue, molto somigliante al padre, con la passione per i social come tutti i suoi coetanei. Da artista sono stato colpito da una nuova ispirazione.

Il cinema e il teatro sono strumenti importanti anche per denunciare, per aprire un dibattito, per far pensare. Sentivo un obbligo morale. Il corto è stato selezionato e premiato in molti festival, selezionato al David, e presentato a dibattiti con magistrati e vittime della camorra”. Nelle immagini, Denyse legge una lettera al padre, in carcere dal 1979 e che nella sua vita ha visto poco più di 50 ore: ”Ti voglio augurare che un giorno si apra la porta di questa casa e tu ci faccia una bella sorpresa”.