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Napoli – Chi lo conosce bene e gli ha parlato negli ultimi giorni sa che, ora più che mai, ora che si è alla vigilia della campagna elettorale, non spende parole a caso. Così, anche le ultime che il sindaco Luigi De Magistris ha dichiarato al direttore Gianni Ambrosino nel corso del VG21 di oggi, sono da ascoltare con la dovuta attenzione.

Perché hanno come destinatario soprattutto Gaetano Manfredi, ufficialmente ritiratosi per la corsa a Palazzo San Giacomo. Ma, in realtà, più in campo che mai. E così, De Magistris, con più di un pensiero anche verso la sua di campagna elettorale, quella che lo vede protagonista per la corsa a Governatore della Calabria, ha definito “autorevole” la nomination dell’ex rettore della Federico II: alla fine, l’ex ministro del Conte 2 dovrebbe essere l’uomo del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle.

De Magistris, per lui, ha speso l’aggettivo “autorevole” ammiccando al fatto che quella che finora è la sua candidata a Palazzo San Giacomo, Alessandra Clemente, potrebbe sempre fare un passo indietro e unirsi al club del Pd, dei pentastellati e compagnia bella. 

Anche perché la speranza che si nutre in parecchi uffici comunali è la seguente: sui conti disastrati del Comune, con un intervento del Governo, potrebbe scattare politicamente un salva-tutti. “Tutti colpevoli, nessun colpevole“. E, su questa base, si potrebbe anche imbastire un discorso tra gli esponenti del mondo arancione e il resto del centrosinistra che finora ha alzato la pregiudiziale proprio contro chi ha mandato in rosso i conti.

Certo, la partita non è facile. Ma intanto il primo cittadino ha gettato un amo. Anche perché, ad Ambrosino, ha detto: “Altre candidature (che non siano quelle di Manfredi o Fico, intendeva, ndr) a sindaco come quella di Enzo Amendola non vincono“. 

Ora, il sottosegretario Amendola sarebbe l’uomo che meglio rappresenterebbe la parte riformista del centrosinistra. Quella con la quale gli arancioni avrebbero meno chance di approcciare.

E’ venuto automatico, quindi, fare uno più uno. Anche perché, a proposito di rappresentanti riformisti dell’alleanza giallorossa a Napoli, il segretario regionale del Pd (di confessione deluchiana) Leo Annunziata e il parlamentare renziano Gennaro Migliore, oggi stesso, hanno sentito il bisogno di chiarire, il primo che “De Magistris è stato il peggior sindaco di Napoli“. E il secondo quanto segue: “In preda alla disperazione, i supporter del sindaco onnipresente in tv e onniassente in città, si dedicano alle solite fandonie”.

Il parlamentare di Italia Viva si è riferito alle affermazioni di Salvatore Pace, nuovo capogruppo di DeMa in consiglio comunale, auspicanti “un accordo all’interno del centrosinistra, se non elettorale, politico. Perché De Luca ha già organizzato 3 liste di appoggio a Maresca”.

Napoli – ha chiarito Migliore – dovrà essere governata dalla stessa coalizione  che ha stravinto le regionali con De Luca e che, come primo punto, ha quello di caricarsi sulle spalle la distruzione e la vera e propria miseria prodotta da 10 anni di malgoverno arancione. Nessun accordo, nessun patto con chi ha affondato la città e ora cerca una scialuppa di salvataggio”.   

E quindi: la parte riformista del centrosinistra rimane coi fucili spianati contro un ingresso degli arancioni di De Magistris e della Clemente in coalizione. 

Molto più soft, invece, la posizione a tal proposito di Articolo 1, dei bersaniani a Napoli rappresentati da Francesco Dinacci. Il quale, oggi, dopo aver incontrato il segretario del Pd Marco Sarracino, ha fatto sue le preoccupazioni elencate da Gaetano Manfredi nei giorni scorsi. Ma ha anche aggiunto: “Ci vuole un salto di qualità della coalizione. Noi siamo impegnati da sempre per favorire la più larga unità e apertura”.   

Ora. Il passo indietro di Manfredi per farne due avanti nel momento in cui accetterà la nomination a sindaco serve anche a questo: ad avere lui l’ultima parola su questo gioco ad incastri, su chi (e come) farà parte della sua coalizione.