- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Poggioreale si conferma il carcere peggiore del Paese: oggi un detenuto di origine ucraina ha tentato l’evasione in piena mattinata. È riuscito a scavalcare il primo muro di cinta ma non il secondo. L’intervento del personale penitenziario ne ha impedito la fuga.
Dopo tre suicidi e un omicidio dall’inizio dell’anno adesso anche il tentativo di evasione dà l’idea più precisa di una situazione di emergenza senza fine. Solo pochi giorni fa il Ministro Nordio ha parlato di espellere i detenuti stranieri per risolvere il problema del sovraffollamento. Una proposta che vede da sempre il sindacato di polizia penitenziaria in prima fila. E Poggioreale con 2050 detenuti di cui più di un terzo stranieri e oltre 150 detenuti in più della capienza è il primo carcere d’Italia ad averne assoluto bisogno. Ma senza protocolli di intesa specifici tra Italia e Stati di provenienza l’impegno resta una delle tante promesse che abbiamo ascoltato negli ultimi anni. Il sottosegretario Delmastro (con delega alla polizia penitenziaria) nella visita al carcere di Salerno aveva parlato di “segnali di luce in fondo al tunnel”. Se sono questi i segnali non c’è alcuna speranza di vedere veramente la luce. L’emergenza ha superato il punto limite con lo Stato incapace di garantire la vita delle persone che ha in custodia e la vita del personale oggetto di quotidiane aggressioni. I dati del 2023 sono agghiaccianti: oltre 1800 sono state le aggressioni dei detenuti ad appartenenti al Corpo con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Sempre durante l’anno circa 12mila sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale in carcere. Per i responsabili politici dell’Amministrazione Penitenziaria i l’unico problema è trovare posti in più (7.500 per una spesa di 130/150 mln di euro) ai detenuti e dotare il personale di Polizia penitenziaria di strumenti come le maschere anti-gas, guanti e scudi come se invece di un lavoro di vigilanza-custodia per garantire la legalità si trattasse di prepararsi a fronteggiare una guerra di scontri quotidiani. È una situazione intollerabile. Chi rappresenta il Governo per la gestione del personale penitenziario abbia l’onestà morale di ammettere il fallimento e si faccia da parte”, così in una nota la segretaria generale di Osapp