- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

NAPOLI – Diario della campagna elettorale di Napoli, penultimo lunedì prima delle urne.

Il giorno in cui Napoli è diventata la meta di ben quattro leader nazionali, due per schieramento: Enrico Letta del Pd e Pier Luigi Bersani di Articolo Uno per sostenere la candidatura a sindaco di Gaetano Manfredi in quota centrosinistra. E Giancarlo Giorgetti della Lega e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, staremmo per dire, per sostenere la candidatura a sindaco di Catello Maresca in quota centrodestra.

Ma non è andata così per l’ex pm della Dda. Le distanze con due dei tre partiti nazionali che lo sostengono (Lega e Fratelli d’Italia) si sono di nuovo allungate, come per tutta la prima parte della campagna elettorale. 

A tredici giorni dal voto, nè Giorgetti nè la Meloni, a Napoli, hanno stretto la mano al loro candidato sindaco.

Giorgetti, in compenso, ha visto Severino Nappi, il segretario cittadino finito nell’occhio del ciclone per l’esclusione della lista del Carroccio dalla competizione elettorale. Una parte del partito si aspettava le sue dimissioni. La decisione, invece, è stata quella di non abbandonare la nave in tempesta a meno di due settimane dal voto, anche perchè comunque c’è qualche Municipalità da contendere. Ma il clima che Giorgetti, intervenendo presso l’Unione Industriali nelle vesti di ministro dello Sviluppo, ha trovato a Napoli è stato glaciale.

Per Giorgia Meloni le cose non sono andate meglio, anzi: al gazebo di Fratelli d’Italia, a due passi da Palazzo Partanna, non ha nascosto la sua delusione per la spaccatura interna al partito degenerata, poche ore prima della presentazione delle liste, nella lite tra Marco Nonno e Piero Diodato: “Non è stata una grande presentazione – ha ammesso la Meloni – Sono rammaricata ed è la ragione per la quale ho chiesto a Sergio Rastrelli di prendere in carico il partito a Napoli per ricominciare, per andare oltre”.

Fatto sta che questa mattina, Rastrelli ha rilasciato un’intervista al Mattino dal titolo eloquente: “A Catello (Maresca, ndr) è mancata capacità di sintesi, ora però è il momento di compattarci”. 

E quindi: zitti e pedalare fino al 3 e 4 ottobre. 

“Se io pensassi che il centrodestra sia destinato a perdere, non sarei qui – ha cercato del resto di risollevare il morale la Meloni – Secondo me, sebbene con tutte le difficoltà del caso, siamo in partita. Le battaglie si combattono e lo si fa dando il proprio meglio”.

Il fattaccio delle liste escluse? “La nostra c’è – ha risposto la Meloni – Il centrodestra c’è. Purtroppo non è dipeso dagli alleati l’esclusione delle liste…”, ha aggiunto alludendo a quelle civiche di Maresca bocciate dalla commissione elettorale.

E quindi. Anche se Maresca, già sabato, aveva chiarito di “non avere bisogno di accompagnatori per andare in giro nei quartieri di Napoli”, per il centrodestra, tra tredici giorni, c’è ancora una partita da giocare con lui capitano. 

Ma dei partiti di centrodestra solo uno, quello che non ha avuto alcun problema con la presentazione della lista al Comune, Forza Italia, è rimasto compatto, si pone l’obiettivo di intercettare i voti traditi dalle liste bocciate dal Consiglio di Stato e sogna l’allungo. Un pò come Spalletti, stasera a Udine.