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Droga e telefonini in 19 carceri, introdotti grazie ai droni: maxi operazione da 31 arresti. “Un vero e proprio service – spiega in conferenza stampa Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli – che incassava grosse somme di denaro per rifornire i detenuti campani in giro per l’Italia“. Nel blitz sono confluite due indagini anticamorra, coordinate dalla procura partenopea. La prima, condotta dal Nic della Polizia penitenziaria e dal Ros dei Carabinieri, è scattata nel settembre 2019. Nel penitenziario di Frosinone, un detenuto fu ferito a colpi di pistola. L’arma sarebbe entrata in carcere grazie a un drone. Alcuni indagati vengono considerati vicini a clan di camorra, tutti collegati al cartello dell’Alleanza di Secondigliano.

La seconda inchiesta, della squadra mobile di Napoli, è più recente. Prende di mira il gruppo Aprea-Valda di Barra. È partita a seguito dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, 18enne pizzaiolo, vittima innocente di una sparatoria agli chalet di Mergellina. Dell’assassinio, di cui è accusato il giovane Francesco Pio Valda, domani cade il primo anniversario. Il presunto omicida è figlio di Ciro Valda, ritenuto esponente del clan Cuccaro, ammazzato in un agguato nel 2013. Indagando sui Valda, gli investigatori sarebbero risaliti ad un giro di telefonate dal carcere.

Le indagini si fondano sulle dichiarazioni di 9 collaboratori di giustizia, e su intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo le carte, l’organizzazione avrebbe utilizzato droni modificati. In pratica, gli apparecchi avrebbero potuto trasportare oggetti pesanti, come una pistola, ma anche ‘bucare’ le aree no fly zone. A truccare i droni, avrebbe provveduto un tecnico. E per le consegne, ci sarebbe stato un tariffario. Mille euro per veicolare uno smartphone, 250 euro per un telefonino abilitato alle sole chiamate vocali e fino a 27.000 euro per mezzo chilo di droga. Le case circondariali coinvolte sono quelle di Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona. Gratteri rilancia l’allarme permeabilità delle carceri, invocando l’installazione di un jammer, ossia di un ‘disturbatore di frequenze’, in tutte le strutture. “In ogni carcere ci sono cento telefonini – spiega il procuratore – abbiamo sequestrato qualche centinaio di telefonini, ma se in questo momento ci sono oltre 200 carceri in Italia, immaginate quanti telefonini ci sono in giro”. E non è il primo Sos del magistrato antimafia.