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Non solo Francesco Pio Valda, accusato di essere il killer del 18enne. In altri 7 rischiano il processo per la morte di Francesco Pio Maimone, vittima innocente di una notte di terrore, agli chalet di Mergellina. Il prossimo 15 gennaio al tribunale di Napoli, davanti al gup Chiara Bardi, si terrà l’udienza preliminare. Non tutti gli imputati rispondono di omicidio. Vediamo le singole contestazioni dei pm Antonella Fratello, Claudio Orazio Onorati e Simona Rossi. Tre sostituti della Dda di Napoli. Perché, secondo gli inquirenti, la camorra di Napoli Est fece da sfondo all’assassinio. Francesco Pio Valda, oggi in cella a Terni, avrebbe esploso in rapida successione da tre a cinque colpi di pistola. Avrebbe sparato ad altezza d’uomo, contro un gruppo di persone. Motivo: una lite per futili motivi, causata da una scarpa sporcata per sbaglio. Il reato è aggravato dall’agevolazione mafiosa. Avrebbe cioè compiuto un’azione dimostrativa di forza, con modalità eclatanti e plateali. Tali da evocare nei presenti la forza di intimidazione e dominio del territorio, elementi tipici delle organizzazioni mafiose. E grazie al potere di approvvigionamento del clan Aprea di Barra – la “propria organizzazione di appartenenza” – il 23enne avrebbe ottenuto la disponibilità di armi micidiali. Inoltre, contando sul vincolo associativo, avrebbe beneficiato della rete di appoggi per la fuga.

Di aver fatto sparire l’arma del delitto sono accusati, in concorso, altri quattro giovani, suoi amici e parenti. La 23enne sorella Giuseppina “Giusy” Valda (ai domiciliari); il 26enne zio Giuseppe Perna (carcere); la 26enne cugina Alessandra Clemente (ai domiciliari); il 22enne Pasquale Saiz (carcere). Anche qui è contestazione l’aggravante di camorra: si sarebbero avvalsi della “fitta rete di appoggi garantita dall’organizzazione”. Per gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, infatti, il clan Aprea si sarebbe subito attivato in favore di Francesco Pio Valda. Negli attimi successivi all’omicidio, infatti, si sarebbe messa in moto una staffetta. Perna e Saiz avrebbero preso in consegna il 23enne, lasciandolo in “un posto sicuro”. Quindi avrebbero avvisato le due ragazze. Giusy Valda e Alessandra Clemente, giunte nel luogo convenuto, avrebbero fatto salire in auto il fuggitivo, occupandosi di occultare la pistola. L’arma non è mai stata ritrovata. Per Giuseppina Valda si è aggiunta l’accusa di detenzione ai fini di spaccio aggravata: nella perquisizione, la polizia ha trovato 12 stecchette di hashish in un cassetto della sua abitazione.

Anche al 25enne Rocco Sorrentino, finito pure lui in carcere, viene contestata la detenzione abusiva del revolver. L’accusa, con l’aggravante mafiosa, è in concorso con il principale imputato. Per lo stesso motivo è nei guai Giuseppina Niglio (domiciliari), 74enne nonna di Francesco Pio Valda. Di favoreggiamento personale aggravato, invece, risponde il 22enne Salvatore Mancini (carcere). Per la Dda, avrebbe avvertito il 23enne del corso delle indagini. E recandosi a casa sua, lo avrebbe prelevato e condotto al sicuro, provvedendo alle sue esigenze quotidiane. Valda è stato fermato il 21 marzo scorso, i presunti complici in un blitz il 12 ottobre. Il padre del giovane, Ciro Valda, era un pregiudicato, ritenuto legato al clan Cuccaro. Lo ammazzarono in un agguato nel 2013.