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Napoli –  Si sono imbottiti di barbiturici per attenuare i propri sensi, poi quando l’ufficiale giudiziario è andato via, hanno messo in atto il proprio piano. Qualche vicino di casa li ha visti armeggiare con la bomboletta di gas e con l’alcool e poi l’esplosione. Questo il retroscena sul quale la Procura di Napoli sta lavorando per ricostruire i momenti dello scoppio alla Pignasecca a Napoli di lunedì mattina che ha portato alla morte di Rita Recchione, 65 anni, e al ferimento del figlio Antonio Cavalieri e della figlia Francesca.

I due sono fuori pericolo e sono stati ascoltati, anche se per pochi minuti in quanto ancora sotto choc. Il movente del gesto estremo è legato alle difficile condizioni nel quale versavano: non pagavano l’affitto di casa da circa tre anni e avevano avuto una ingiunzione di sfratto. Dovevano lasciare l’appartamento il 12 ottobre. Un gesto premeditato e con un accordo segreto tra madre e figlio. Si indaga per strage. La procura, con i pm Marco Caroppoli e Stefania Di Dona, ha aperto un fascicolo penale sulla vicenda che necessita di ulteriori approfondimenti. Antonio potrebbe avere messo in pratica il piano con il consenso della madre, mentre si escluderebbe il coinvolgimento della figlia, limitata da gravi problemi di salute.