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Perugia – “La parola dei giornalisti e degli intellettuali oggi è vista come imbroglio e menzogna. Ci accusano di manipolare l’opinione pubblica. È questo il gioco dei governi autoritari. Non c’è più vero dibattito e analisi delle parole e dei fatti”.
Comincia così il Roberto Saviano il suo intervento al teatro ‘Morlacchi‘ nell’ambito della 19esima edizione del Festival del Giornalismo di Perugia.
Bugie e divise: come nascono i governi autoritari, questo dunque il tema cardine dell’incontro. Saviano analizza il comportamento politico e mediatico di Matteo Salvini partendo dalle prime visite a Rosarno e dai comizi in Calabria: “Nessuno ricorda che Salvini è stato eletto in Calabria e che uno dei suoi primi comizi era stato organizzato da un uomo vicino al clan dei Pesce. Ciò che si ricorda è solo lo slogan: la ndrangheta fa schifo. La velocità e la viralità di un messaggio semplice e diretto conta più del contesto e del racconto approfondito”.
Saviano focalizza il suo discorso sull’attenzione mediatica mutata rispetto alla criminalità organizzata: “Un racconto sempre più superficiale dove la verità va a scomparire. E se il racconto non c’è, sparisce anche la mafia.” 
Una tattica che Saviano documenta riproducendo in teatro le parole pronunciate in aula dal boss Pippo Greco, da sempre reticente e avvezzo a condannare l’uso della parola violenza, cupola, mafia, parole che non esistono.
Dopo il passaggio mafioso lo scrittore campano riprende il tema della comunicazione politica salviniana, il mutamento di atteggiamento verso il sud, il cambiamento di impostazione e ricerca del consenso con attenzione privilegiata alla viralità dei messaggi: “Salvini usa un linguaggio immediato, che prende allo stomaco e che mira a distorcere la verità. Il pericolo maggiore è che lo fa in modo che le persone possano recepirlo facilmente e soprattutto condividerlo in 10 secondi. Così circolano fake news e si alimenta l’odio un giorno verso l’immigrato, un giorno verso di me, un giorno verso qualsiasi altra voce di dissenso”.
Nessuna parola sulla querela ricevuta dallo scrittore proprio da Matteo Salvini e che proprio durante il Festival di Perugia è stata commentata dal Presidente della Camera Roberto Fico: “Credo che la querela di Salvini a Saviano sia stato un errore – ha detto Fico -. Visto che il ministro dell’Interno ha il potere di decidere sulle scorte e Saviano è sotto scorta, io non l’avrei denunciato”.