- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo 224 anni potrebbe essere scoccata l’ora di una pace simbolica, ma significativa. “Però vogliamo la par condicio” afferma Vincenzo Gulì, storico del Regno delle Due Sicilie. Dal mondo neo Borbonico arriva un appello al reciproco riconoscimento a chi, oggi, si considera erede della storia giacobina e illuminista. A partire dal prestigioso Istituto per gli studi filosofici. Alla vigilia della manifestazione al Forte di Vigliena, dove l’11 giugno comitati e associazioni sfileranno per chiedere il rilancio di Napoli Est, tradita da mille promesse, e dello storico sito, monumento nazionale in totale abbandono.

Il 13 giugno 1799 il Forte di Vigliena fu teatro di una battaglia decisiva della Rivoluzione napoletana, con un drammatico scontro tra i giacobini della Repubblica Partenopea e le forze sanfediste del cardinale Ruffo. Il Forte fu preso d’assalto da truppe russe, turche e borboniche, bersagliato da pesante fuoco di artiglieria. L’epilogo fu un bagno di sangue: i giacobini, per sbarrare la strada ai sanfedisti, appiccarono il fuoco alla santabarbara. Si fecero volontariamente esplodere insieme ai nemici.

Nel nome di quella carneficina, adesso Gulì compie un passo. “Interessa anche a me quanto stanno facendo per riattare il sito, però – dichiara lo studioso – vediamo quegli avvenimenti storici da una parte diversa di quella dell’Istituto per gli studi filosofici e altri. Perché lì ci fu la morte soprattutto di quelli che andavano contro la Rivoluzione della Repubblica Partenopea”. In poche parole “ci teniamo che si ricordino anche queste altre persone, e che non si faccia un intervento solo per ricordare la storia della Repubblica Partenopea”. L’esponente neo borbonico chiede “che il ripristino di quel luogo storico” sia “fatto a 360 gradi, rispettando sia la parte repubblicana che la parte monarchica, diciamo così”. Anche perché “noi ogni anno, il 13 giugno, ricordiamo quel che successe nel 1799, siamo stati anche a Vigliena diverse volte. Vorremmo continuare a farlo con una par condicio”.

Fino a oggi “giacobini” e “sanfedisti” sono rimasti orgogliosamente divisi da un fossato ideologico. Una distanza rimasta intatta, in oltre due secoli. Il 13 giugno è prevista la marcia sanfedista da “San Iorio alla Capitale”. Ovvero da San Giorgio a Cremano a Napoli, secondo la dizione dell’epoca, ripetendo il percorso dell’armata di Ruffo. Gulì, fondatore del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud, parla di una “battaglia culturale”. E denuncia una conventio ad excludendum per i neo borbonici. “Non va bene se si ricorda solo quella gente lì, e gli altri invece – protesta – sono tutti delinquenti, persone arretrate, da cancellare dai libri di storia come poi hanno fatto. Avere qualcosa in comune significa invece arrivare a pacificarsi”. Insomma, bisognerebbe “riconoscere che ognuno ha i suoi motivi, le sue ragioni”.
E l’anniversario della battaglia di Vigliena può essere l’occasione di confrontarsi.