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NAPOLI – “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di una polemica interna: dobbiamo, invece, lavorare tutti per il partito e per le sue potenzialità inespresse a Napoli e in Campania. Il che non vuol dire non poter esprimere le proprie opinioni e chiedere dialogo e condivisione”.

Nello Donnarumma è il sindaco di Palma Campania ed è tra i pochi sindaci ad aver aderito a Fratelli d’Italia.
 
All’indomani delle elezioni per la Città Metropolitana di Napoli, ha pubblicato un post che qualcuno ha definito come un attacco frontale al partito: “Bisogna ripartire dallo spirito di sacrificio e dalla pluralità di pensiero ed azione per restituire credibilità ad un progetto che deve rappresentare le istanze di tutti coloro che si riconoscono nella destra italiana”, ha scritto.
 
Sindaco, con chi ce l’aveva?
 
Con tutti: dirigenti e militanti. È sbagliato pensare che il partito sia un club ristretto, un affare per poche persone, che i dirigenti riscuotano successi da soli. Fratelli d’Italia è un partito, non un franchising. Se qualcuno pensa di averne comprato il marchio qui a Napoli è totalmente fuori strada”.
 
Quando si è sbandato?
 
Scopro l’acqua calda se dico che le elezioni alla Città Metropolitana potevano e dovevano andare meglio: abbiamo rischiato seriamente di non entrare in consiglio. La nostra è stata una lista che non esprime assolutamente le potenzialità della classe dirigente napoletana. Ecco perché ho rivendicato il risultato di Luigi Albano, consigliere e assessore a Palma Campania: senza di lui, non avremmo portato il risultato a casa”.
 
Chi chiama sul banco degli imputati?
 
Chi ha fatto mancare la collegialità e la condivisione. E’ ora di cambiare registro in tal senso, coinvolgendo le energie migliori. Napoli ha una classe dirigente storica e importante che non deve essere lasciata fuori dalle scelte strategiche. Negli appuntamenti elettorali tutti dovrebbero sentirsi mobilitati a prescindere”.
 
Che consigli dà?
 
Intanto, evitare di prendersela con le singole persone. Io, per esempio, non mi sognerei mai di chiedere le dimissioni di dirigenti o esponenti di spicco di Fratelli d’Italia: lo trovo un esercizio stucchevole, privo di logica. Piuttosto, sarebbe utile ripartire dai territori e provare ad individuare le tante realtà virtuose che ci sono: amministratori ed appassionati di politica che magari non hanno aderito formalmente a Fratelli d’Italia ma che sono vicini al nostro partito ed hanno idee e proposte da fare”.
 
Una settimana fa, alla prima uscita pubblica del coordinatore napoletano Sergio Rastrelli dopo le elezioni comunali, manifesti, striscioni e contestazioni: ci sono due Fdi a Napoli.
 
Io ho aderito ad un partito e sono abituato a lavorare per il partito e non contro. Credo però che gli amici che ora stanno organizzando un’opposizione interna siano in buonafede e meritino di essere ascoltati e valorizzati. Un partito incapace di recepire idee e proposte non può definirsi un vero partito di destra”.