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Napoli – La svolta è arrivata, ancora una volta da Facebook. Dalle foto dei profili dei ragazzi e così nove del branco sono finiti in comunità. Gaetano è stato telefonato di prima mattina, nel giorno in cui doveva andare all’ospedale a rimuovere i punti di sutura che aveva al fianco. Gli hanno asportato la milza e oggi doveva iniziare le terapie. «Li abbiamo arrestati, ti avevamo promesso che lo avremmo fatto e cosè è stato». Era in lacrime quando lo ha saputo e ha sorriso. Il “branco” che il 12 gennaio ha aggredito il 17enne di Giugliano in Campania è stato bloccato grazie ad una attività investigativa che è stata alimentata anche grazie alle foto recuperate su Facebook da parte della polizia che aveva avuto alcune segnalazioni, dopo aver acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza della metropolitana di Chiaiano.

I provvedimenti sono stati emessi dal giudice Paola Brunese su richiesta della pm Emilia Galante Sorrentino, che con la procuratrice Maria de Luzemberger ha coordinato sin dalle prime battute investigative le indagini dei poliziotti dei commissariati Scampia e Chiaiano. Dalla cerchia di amicizie di alcuni sospettati si è riusciti a risalire a tutti i ragazzi. Il giudice che ha firmato il provvedimento ha ritenuto che fosse importante che i ragazzini in comunità non avessero contatti tra loro e così li ha divisi in otto comunità diverse sparse sul territorio campano. I ragazzi, in esito ad incessanti attività investigative realizzate dalla Polizia di Stato, sono stati tutti progressivamente individuati e sottoposti a interrogatori anche nei giorni successivi all’aggressione; sono state così effettuate ricognizioni fotografiche e acquisite dichiarazioni da parte di alcuni indagati, che hanno consentito una puntuale ricostruzione dei fatti. I dieci, perché uno del “branco” non è imputabile, erano stati identificati pochi giorni dopo l’aggressione e alcuni di loro denunciati a piede libero per il reato di lesioni gravissime, cosi’ come ipotizzato dalla Procura dei Minori che non aveva deciso di contestare il tentato omicidio. «Vogliamo che i giovani che partecipano alle manifestazioni di solidarietà dopo le aggressioni siano le nostre sentinelle – ha detto il questore di Napoli Antonio De IesuAbbiamo bisogno della loro collaborazione, di quella dei cittadini perbene. A loro chiedo di fare i nomi, di registrare immagini con i telefoni cellulari. Garantiremo l’anonimato», ha detto il questore.