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Napoli – Il gup del Tribunale di Napoli Giovanni Vinciguerra, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha disposto l’archiviazione del procedimento avviato nei confronti alcuni testimoni degli avvocati della difesa di Silvio Berlusconi in relazione a un processo conclusosi in Cassazione con la condanna dell’ex premier a 4 anni di reclusione per evasione fiscale.
Una indagine partita dalla denuncia presentata il 29 maggio 2020 dal magistrato Antonio Esposito, presidente del collegio che pronunciò la condanna ai danni di Berlusconi il quale sancì anche l’incandidabilità dell’ex cavaliere.
Il giudice, che è da tempo in pensione, chiese all’ufficio inquirente partenopeo di fare accertamenti sulle dichiarazioni rese da tre testi della difesa dell’ex premier, propalazioni risalenti al 3 aprile 2014 in cui i tre, tra i quali un cameriere e il responsabile del ristorante di un hotel, dipendenti del coordinatore campano di Forza Italia Domenico De Siano (che è anche un albergatore) hanno riferito di avere sentito il giudice Esposito pronunciare parole offensive all’indirizzo dell’ex cavaliere, frasi del tipo”…A Berlusconi, se mi capita l’occasione, gli devo fare un m… così…”.
Le dichiarazioni dei tre testimoni, secondo il giudice, che spiega la sua decisione, “per quanto tacciabili di ‘inverosimiglianza’ … non possono, però, comunque, considerarsi ‘false’ non solo sulla base degli elementi di prova disponibili…”.
Il giudice malgrado accertato la prescrizione è entrato nel merito delle due vicende ritenendo che astrattamente non ci sono gli elementi costitutivi e soggetti del reato di abuso d’ufficio (contestato in relazione alla possibilità di svolgere di indagini difensive) e anche per i tre testimoni per i quali non vi sono elementi che sostengono la falsità delle loro dichiarazioni.
Il giudice, con questa decisione, adottata lo scorso 2 luglio, ha ritenuto legittime le indagini difensive dell’avvocato Bruno Larosa, legale dell’ex presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, per sostenere il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo in relazione alla condanna inflitta dalla Suprema Corte presieduta dal giudice Esposito.