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Napoli – A dare la svolta all’omicidio di Emanuele Errico, ammazzato il 30 aprile del 2018, dopo quattro giorni fu una donna, sua mamma. Sentita dalle forze dell’ordine fu lei a riconoscere senza dubbio uno degli assassini di suo figlio. «Ho riconosciuto Antony Spina, seduto al lato del passeggero. Ne sono certo perché a volte veniva a casa in compagnia di mio figlio». In pieno pomeriggio, nella caserma dei carabinieri, coraggiosamente la madre di “pisellino”, incurante del clima omertoso che si respira nel parco “Conocal” di Ponticelli, parlò con i carabinieri. «Quando sono scesa in strada sentendo gli spari, ho notato un’automobile blu fuggire dal luogo dell’agguato e sono riuscita a distinguere al suo interno due giovani. Al lato passeggero ho riconosciuto Antony Spina, un ragazzo che mio figlio frequentava spesso al pari del fratello Nicola. Sono certa che si tratti di lui: nel rione è soprannominato “o’ cecchetto” o “o’ cecato”».
 
La testimonianza, insieme a intercettazioni in cui uno dei due fa riferimenti autoaccusatori, è uno degli indizi a carico dei fratelli Spina, sottoposti a fermo il 10 luglio scorso e poi a convalida. Si nascondevano in una villetta a Scalea, mescolati alla folla di napoletani che ogni anno villeggia nella località calabrese, pronti nuovamente a cambiare nascondiglio. Volevano addirittura espatriare Nicola ed Antony, di 22 e 18 anni, pur di evitare le manette: avevano capito che erano stati scoperti dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli. Alla base dell’omicidio, e del tentato omicidio di due amici di “Manu”, ci sarebbe la spartizione di affari illeciti di criminalità spicciola: furti e rapine. A sparare, nella ricostruzione degli inquirenti e fermo restando la presunzione d’innocenza per gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, sarebbe stato il più giovane: 18enne da pochi giorni il giorno dell’agguato.