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Buenos Aires – “Dal punto di vista medico, non mi pento di nulla“. Dai microfoni dell’emittente televisiva del sulo paese Kzo, è tornato a parlare Leopoldo Luque, neurochirurgo di Buenos Aires, accusato di non aver assistito in maniera adeguata Diego Armando Maradona. Cosa che secondo i magistrati che indagano sulla vicenda avrebbe portato alla morte dell’ex fuoriclasse del Napoli. Il neurochirurgo, apparso provato dalla situazione che lo vede indagato per “omicidio con dolo” con rischio di pena fino a 25 anni, ha detto anche che “non c’è più pace, né per Maradona né per me. Ero in sala operatoria quando arrivò la chiamata in cui mi dissero che Diego era in arresto cardiaco. Contattai subito alcuni medici, ci sono i file audio che lo confermano“. Dopo aver chiesto scusa alla famiglia dell’ex fuoriclasse, in particolare alle figlie Dalma e Giannina, per certi messaggi vocali su chat, Luque ha tentato di spiegare come mai, nonostante la gravità delle condizioni di Maradona, non ci fossero un defibrillatore nella casa in cui era stato portato e e un’ambulanza fissa a disposizione. “Ha deciso tutto la dottoressa Cosachov (la psichatara ndr) – le parole di Luque -, lei ha fatto il contratto con la società ‘Swiss Medical’ per il supporto a Maradona in quell’appartamento, io non ho un’azienda che si occupa di assistenza domiciliare. Comunque dall’autopsia non emerge che sia stato a lungo in agonia“. Ma è stato giusto operarlo al cervello? “Sì, perché la tomografia aveva evidenziato un ematoma subdurale sul lato sinistro – ha risposto il medico -. La famiglia di Diego non voleva che fossi io ad operarlo, ma ho seguito l’operazione in sala operatoria. Quel liquido andava eliminato. Io ho cercato di aiutarlo e sono orgoglioso di quanto ho fatto per lui. L’ho adorato e rispettato, mi auguro che Diego ora sia in pace, lo merita“. “Di sicuro – ha aggiunto -, era stufo di tanta gente che lo circondava, e si rivolgeva quasi sempre a me perché euro uno dei pochi che si preoccupavano di lui.In tanti, invece, si sono fatti vivi solo dopo”.