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NAPOLI – C’era da aspettarselo da chi ha chiesto “un risarcimento per il mancato scudetto del 2018-2019” a causa “dell’espulsione che non c’è stata del calciatore Pjanic durante la partita Inter-Juventus”.
 
Anche se qualcuno, dopo il buco nell’acqua della candidatura morta prima ancora di nascere (in quanto senza cittadinanza) di Hugo Maradona in una delle liste che lo sostiene, confidava che Catello Maresca avrebbe aggiustato il tiro. 
 
E invece. A niente hanno potuto anche i sondaggi, fin qui molto deludenti: riecco il candidato sindaco nel pallone: “Il campionato inizia con le peggiori premesse. Il Napoli è patrimonio della città e in quanto tale le istituzioni cittadine dovranno tutelarlo. Per farlo bisogna essere necessariamente Azzurri nel cuore”.
 
Maresca, stasera, se l’è presa per la squalifica di due giornate inflitta dal giudice sportivo ad Osimhen, costretto così a saltare Napoli-Juventus in calendario il prossimo 12 settembre per la terza giornata di campionato.
 
Ed è subito complotto. Ed è subito allusione al diretto competitor Gaetano Manfredi che, credendo nel mondo politico di avere a che fare con una società di adulti, ebbe la leggerezza di confessare la sua fede juventina. Ed è subito bar dello sport, dove si può dire tutto e il contrario di tutto. Compreso cose che non stanno nè in cielo nè in terra. 
 
Il fatto è che una volta queste cose nascevano e morivano tra amici, con una risata davanti a un caffè. Oggi, invece, complice i social, assurgono al grado finanche di programma politico della terza città italiana che pure, a parole, tutti dicono di voler riscattare e riportare a standard europei.
 
Beh, a giudicare dal post di Maresca, la situazione è grave ma non è seria. E non è bastato un decennio di un altro ex pm, Luigi De Magistris, che ha ammiccato continuamente a una pseudo rivoluzione arancione, per riportare un minimo di dibattito sulle cose napoletane sulla terra.
 
“Le istituzioni cittadine devono tutelare il Napoli”. Ma in che modo?
 
Magari pianificando con il club uno stadio moderno davvero degno di ospitare una partita di calcio nel XXI secolo? No. 
 
Dando impulso a un piano per le strutture sportive cittadine? Manco l’ombra.
 
Studiando come il calcio possa contribuire a salvare tanti ragazzi delle periferie aiutando le tante associazioni che già operano in tal senso? Nada.
 
Non si sa come, ma “le istituzioni cittadine devono tutelare il Napoli” battendosi contro la squalifica di Osimhen. Una scelta indipendente della giustizia sportiva, evidentemente, che criticata da un Sostituto Procuratore della Repubblica ora in politica, fa ancora più effetto.
Rimanendo in ambito calcistico: del tipo di quello che suscita un’entrata a gamba tesa. 
 
Ora, evidentemente, il tutto sta, tra giusto 40 giorni, nello scegliere chi, come e perchè dovrà tutelare i napoletani con un minimo di credibilità. Letteralmente: almeno dicendo cose credibili. Non in-credibili, nell’accezione di non-credibili.
 
Frutto di un populismo che resiste finanche alla tragedia della pandemia e a una crisi economica che già intere generazioni, a Napoli e nel Mezzogiorno in maniera particolare, hanno pagato e stanno continuando a pagare sulla loro pelle.  
 
Carmelo Caruso, sul Foglio del 26 giugno scorso, chiudeva il ritratto che faceva del candidato Catello Maresca così: “Smemorato e matematico. Interpreta Napoli come nessuno. Rappresenta al meglio la sua furbizia corsara che qui, in questa città, è un neologismo speciale. Maresca è il pm cazzimma”.