- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Napoli – Attraverso minacce e violenze hanno tentato di indurre le vittime del “pizzo” a ritirare le denunce gli estorsioni della camorra finiti sotto la lente di ingrandimento di Carabinieri e Polizia di Stato, a Napoli, dopo la denuncia presentata da un ristoratore. In arresto fono finite nove persone che, è emerso, si sono presentati dalle loro vittime con le “casacche” di diversi clan di camorra tutti federati con la famiglia malavitosa dei Mazzarella. I reati contestati dalla DDA e dal Gip di Napoli sono, a vario titolo, tentata estorsione, intralcio alla giustizia, detenzione e porto di arma comune da sparo, “tutti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di aver agito per agevolare l’attività e gli scopi di associazioni camorristiche”. Al ristoratore, secondo quanto emerso dagli accertamenti, è stato imposto un “pizzo” di qualche migliaio di euro che poi nel tempo è anche lievitato. Ma lui, invece di pagare, da deciso di rivelare tutto alle forze dell’ordine. Le indagini della Compagnia Carabinieri di Torre del Greco e del Nucleo Investigativo, della Tenenza di Cercola, della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Ponticelli sono iniziate dopo quella denuncia e hanno consentito di scoprire altri diversi analoghi episodi di estorsione – perpetrati da presunti appartenenti ai clan Aprea, De Micco-De Martino e Mazzarella – ai danni di altre vittime. Non solo. Gli investigatori sono riusciti anche a documentare i tentativi di costringere chi aveva denunciato il “pizzo” a fare marcia indietro, con minacce e violenze.