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NAPOLI – «È aumentata la pericolosità e la gravità degli episodi criminosi che riguardano minori e che li vedono protagonisti ma nel Distretto di Napoli sono diminuiti i procedimenti per reati commessi da chi ha meno di 18 anni». Questo è quanto ha dichiarato il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis, nella conferenza stampa che precede l’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terra’ sabato mattina al Maschio Angioino e non al salone dei Busti di Castelcapuano dove ci sono dei lavori in corso. «La percezione di insicurezza sulla questione baby gang a Napoli deriva proprio dalla gravita’ dei reati commessi e per il fatto che sia la percezione che non vi siano più zone franche, cioè che questi episodi possano avvenire in tutta la città e non più quasi unicamente nelle periferie come era una volta». Ma esiste a Napoli una emergenza baby gang? «Dipende da cosa si intende per emergenza. Si sono verificati dei fatti gravi e sono stati accesi i riflettori sul fenomeno che prima era stato forse sottovalutato, ma che non è nuovo. Si tratta di una evoluzione criminale del bullismo che magari prima accadeva a scuola e ora accade in contesti allargati, come in strada». Per Luigi Riello, il procuratore generale «il problema delle baby gang e della violenza minorile va affrontato sul piano della bonifica sociale. Questi ragazzi provengono da famiglie disastrate e che vivono in condizioni di marginalità e per esempio, non frequentano la scuola e hanno come modelli i camorristi». Secondo il procuratore generale, sotto questo aspetto, «serve un risanamento sociale profondo e la trasmissione di valori positivi. Fermezza e recupero non sono termini antitetici, vanno coniugati insieme e non si può pensare solo a sbattere il minore in carcere e buttare via la chiave, ma ad estendere il potere di arresto ora solo limitato a reati gravi dai 9 anni di reclusione in poi e dare risalto a misure alternative per meccanismi di recupero, aiutare le famiglie in difficoltà. Togliere i minori alle loro famiglie dev’essere l’ultima spiaggia».