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Napoli – Le risse sul lungomare continuano a far discutere. Dopo il ferimento di un 16enne da parte di un gruppo di ragazzini, tanti sono gli interrogativi da parte di chi, nei mesi della pandemia, lavora con gli adolescenti in difficoltà. Secondo gli esperti  il covid ha inciso molto sul comportamento dei minori. I ragazzini sono annoiati, soli e repressi, con dentro serrate mille emozioni che rischiano di esplodere in rabbia incontrollata.

La pandemia ha inasprito le difficoltà che i giovani hanno nel gestire le emozioni e l’energia corporea in modo equilibrato. Faticano a farlo in modo modulato e sfogando i sentimenti con la violenza“, spiega la psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb. Le fa eco la collega Maddalena Cialdella, secondo la quale il Coronavirus, è un “fattore di rischio” comportamentale, perché cancella le “valvole di sfogo” e conforto, che i giovani sono soliti trovare nella scuola, nelle amicizie, nello sport e in tutte le attività che ne aiutano una crescita equilibrata. Il Covid accresce le nevrosi, mentre sale il numero di risse ed episodi di violenza domestica e in strada.

Molti di loro “non possono fare nient’altro che stare in casa”, evidenzia Cialdella, schiacciati sotto il peso di misure che sulla loro vita hanno inciso più che su quella di tanti adulti, a cominciare dallo stop alla scuola: “Gli adolescenti sono stati quelli che hanno sofferto di più durante la pandemia – dice a LaPresse Spagnuolo Lobb – perché più degli altri crescono nel confronto tra pari e la chiusura delle aule li ha privati di questo scambio essenziale. Sono diventati come pentole a pressione, senza più strumenti per la loro crescita e autonomia”.

“La scuola, alle prese con la didattica a distanza, si è appiattita sui contenuti piuttosto che sull’educare – chiosa Cialdella -. La pandemia li sta comprimendo rendendo alcuni di loro incapaci di gestire la rabbia e ha compromesso la transizione a una fase di vita delicata, come è la pre adolescenza e l’adolescenza, che non possono avere. Sono in un’età in cui dovrebbero confrontarsi con l’esterno, ma di fatto lo stanno procrastinando“. Pensando alla cronaca quasi quotidiana di risse e violenze tra adolescenti, in una delle quali ieri a Formia è stato ucciso un minore, “mi verrebbe da dire, usando un paradosso, – evidenzia Cialdella -, che questi ragazzi non hanno ‘imparato’ a litigare”.

Le regole ci sono e vanno fatte rispettare, ma il problema più che nel ‘deleterio buonismo’ cui ha fatto riferimento il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, sembra stare nel silenzio e nella solitudine che possono opprimere e incattivire. Per questo, conclude Spagnuolo Lobb, “l’aiuto che possiamo dare loro, non è nel limitarli ancora di più, ma nel sostenere le loro capacità di gestire le emozioni e l’energia, ovvero il senso che vogliono dare a loro essere nel mondo”.