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I dati delle regionali di domenica e lunedì scorso relativi alla città di Napoli sono indicativi per comprendere cosa potrà accadere da qui alle comunali, importante appuntamento elettorale in programma in primavera, quando (finalmente) il decennio di Luigi De Magistris sarà concluso. La coalizione che ha sostenuto Vincenzo De Luca ha raccolto a Napoli città la bellezza del 65,8% di voti, due terzi degli elettori.

Il M5s è crollato al 14,6%. Il centrodestra è rimasto inchiodato a un misero, 14,8%, sostanzialmente un tracollo. Fratelli d’Italia, che sembrava destinata a un ottimo risultato, è crollata al 4,8%, nonostante comizi e visite a raffica di Giorgia Meloni; Forza Italia è al 4,1%; la Lega, pur con la presenza in città di Matteo Salvini, che aveva l’obiettivo minimo del 10%, si è fermata a un 4,1% che ha il sapore della disfatta.

La lista Terra, quella di De Magistris e dei suoi centri sociali, ha preso l’1,87%, quindi non esiste. Dopo 10 anni da sindaco, Giggino nella città che ha amministrato così a lungo, non ha avuto la forza di muovere praticamente un solo voto.

Ripartire da questi dati, che non sono sondaggi ma voti veri, significa far notare che, anche senza Pd e Italia viva, che hanno preso rispettivamente il 16,5% e il 6,5% a Napoli città, la coalizione civica di De Luca sarebbe al momento in condizione di raggiungere, da sola, quasi il 50% dei voti. Vero, le comunali sono diverse dalle regionali, ma le proporzioni sono talmente enormi da rappresentare un punto di partenza del quale non è possibile non tenere conto.

Le alleanze sottobanco come quella che si è creata tra Stefano Caldoro e De Magistris sono state sonoramente castigate dagli elettori, gli stessi elettori che hanno detto a gran voce che la Lega, a Napoli, fa perdere voti piuttosto che portarne in dote.

Eppure, sui giornali, si legge già di manovre e manovrine tra De Magistris, Roberto Fico, i dirigenti locali del Pd per “arginare” De Luca. Costoro si stanno consegnando a una sconfitta bruciante, ancora più bruciante di quella delle regionali. Continuano a assumere atteggiamenti scollegati dalla realtà, e si condannano a restare delle comparse, sulla buona strada per diventare scomparse. In più, c’è Antonio Bassolino pronto a correre, passo dopo passo.

Ripartire dal modello civico trasversale agli schieramenti, in sintonia con il governo della Regione ma con la necessaria autonomia, significa prenotare la vittoria alle comunali. I nomi che si leggono (Enzo Amendola, Gaetano Manfredi, Umberto De Gregorio, un candidato dell’asse Fico/De Magistris) sono espressioni della politica politicante, specchietti per le allodole destinati a essere “bruciati” dai mass media. Prima del nome, occorre mettere in campo una ampia coalizione di forze progressiste e moderate, ispirate al civismo. C’è già chi ci sta lavorando.