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Non aveva neanche la licenza media ma per tutti era diventato ‘o professore. Originario di Ottaviano, figlio di padre contadino e madre lavandaia, la sua carriera criminale svolta nel carcere napoletano di Poggioreale, dove viene rinchiuso per un omicidio commesso a 22 anni: in una rissa uccide Mario Viscito, colpevole di qualche apprezzamento di troppo nei confronti di Rosetta, la sorella del futuro fondatore della Nuova Camorra Organizzata.

In prigione comincia l’ascesa di Cutolo che diventa il protettore di tutti i detenuti. Il rispetto nei suoi confronti cresce dopo la sfida lanciata e vinta, per ritiro, al boss Antonio Spavone.

Torna in carcere nel 1971 e qui mette a fuoco la sua intuizione: una nuova camorra organizzata su base ideologica, come la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese.

Il racconto prosegue e diventa quasi romanzo, tanto da meritarsi l’attenzione del cinema e della letteratura. Ma è un romanzo nero, tra fughe (“rumorose”), omicidi e stragi. Le guerra tra la sua Nco e la Nuova Famiglia insanguina le strade di Napoli e della Campania negli anni ottanta. Ma l’ascesa di Cutolo è accompagnata anche da tanti misteri, a partire dal ruolo giocato dal boss della camorra nei rapimenti di Aldo Moro e Ciro Cirillo.

Con la complicità della politica, e con i rapporti stretti con le altre organizzazioni criminali, il suo potere cresce a dismisura. 

Simbolo della sua forza diventa il Castello Mediceo di Ottaviano, acquistato nel 1980 per 270 milioni di lire. 

Dopo l’ultimo arresto, dal 1995 finisce al carcere duro e inevitabilmente la sua parabola comincia la discesa. 

Cutolo è morto oggi alle 20.21 all’ospedale Maggiore di Parma. Nell’ultimo periodo era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero. Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione.

Ma soprattutto come, nonostante l’età, Cutolo fosse ancora un simbolo. “Si puo’ ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma”, scrivevano i giudici. E subito proseguivano: “Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome.