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NAPOLI – Non si è dovuto attendere nemmeno la mezzanotte di San Silvestro per avere la prima notizia dell’anno a Napoli: nonostante una precisa ordinanza del sindaco Gaetano Manfredi del 30 dicembre che proibiva di “far esplodere fuochi d’artificio, petardi, botti, razzi e simili artifici pirotecnici” dalle ore 16 del 31 dicembre alle ore 24 del primo gennaio, in città, si è salutato il 2022 con fuochi d’artificio, petardi, botti, razzi e simili artifici pirotecnici. Nonché colpi di pistola. Un quarantenne originario dello Sri Lanka, informava ieri l’Ansa già poco dopo le 21, è stato colpito da un proiettile vagante. La notizia (nella notizia) è che se la caverà. 

Diversamente da Salvatore Capone, e stiamo alla seconda notizia del nuovo anno: 42 anni, “già con precedenti”, alle ore 3 del primo gennaio, il proiettile che l’ha ammazzato nel rione Lauro a Fuorigrotta, non era vagante: era proprio per lui. E per gli inquirenti ha una matrice chiara: camorra.

Fatto sta che oggi il pranzone di Capodanno, i napoletani l’hanno appena trascorso, come da tradizione, a parlare dei botti. 

Con questa novità che ha messo nuovo pepe al dibattito: il sindaco Manfredi, che pure è un convinto assertore del pragmatismo, ha fatto bene a firmare l’ordinanza che li vietava? O è stato quantomeno un pò ingenuo?

In tv, al Vg21, è intervenuta la sua vice, Maria Filippone, che è una docente di italiano, latino e greco e che quindi ha avuto gioco facile a buttarla in filosofia: “Un’ordinanza non poteva fare un miracolo”, ha spiegato. “Tuttavia, è stato un segnale per riportare la città alla normalità anche il 31 dicembre. Il bilancio, alla fine, è simile a quello dello scorso anno (quando De Magistris decise di non fare ordinanze per vietare cose che sono già vietate dalla legge, ndr) e “per il cambiamento culturale che occorre per superare il problema”, ha concluso la vicesindaca, bisogna in pratica ripassare.

Il fatidico bilancio, quindi: nell’area metropolitana, le cose sono decisamente degenerate a Pomigliano dove hanno dato fuoco addirittura alle auto della Polizia Municipale. Mentre a Napoli città, vari video postati su Tik Tok di spari in aria con pistole, un appartamento andato a fuoco in zona Mercato, le palme di piazzetta Cariati bruciacchiate e 8 feriti. “Siamo al disastro sociale”, ha denunciato il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli sebbene, oggettivamente, in passato, si siano registrati anche bilanci peggiori.

Il fatto è che, in ogni caso, i social di oggi, primo gennaio 2022, sembrano riecheggare quel napoletano interpretato da Riccardo Pazzaglia in 32 dicembre, il film del 1988 – di 34 anni fa, quindi – di Luciano De Crescenzo dedicato, manco a farlo apposta, al concetto del Tempo.

“Sapete qual è il giorno in cui mi vergogno di essere napoletano? – si sfogava il nostro in un bar – Proprio al principio, il 2 gennaio. Perchè il 2 gennaio esce il Corriere della Sera e puntualmente mette un titolo su cinque colonne in cui sta scritto: ‘A Napoli, per i fuochi artificiali, la notte di Capodanno, 3 morti e 300 feriti’. E io, la mattina, quando leggo il giornale, mi vergogno di essere napoletano: perchè noi abbiamo duemila anni di storia – continuava la battuta Pazzaglia, manco avesse appena visto anche lui la trasmissione di Alberto Angela sui tesori di Napoli andata in onda la sera di questo Natale – Noi abbiamo nomi come Benedetto Croce, per dirne uno, no? Giordano Bruno, Jacopo Sannazaro – Sannazaro con una zeta, perchè scrivono tutti quanti con 2 zeta: una zeta! – Ma voi lo sapete in tutto il mondo quanti popoli sparano? Ci sono tre popoli che sparano: il popolo cinese, il popolo messicano e il popolo napoletano. Però con questa differenza: che il cinese, un cinese spara per un cinese solo. Il messicano spara per un messicano. Invece, il napoletano spara per tre cinesi, tre messicani, e per 12 napoletani più uno, che è lui, che spara”.

Trentaquattro anni dopo questa scena cult, su Twitter: dal consigliere comunale Antonio Bassolino (“che l’ordinanza del sindaco Manfredi contro i fuochi e i botti, fatta per di più appena un giorno prima dell’ultimo dell’anno, non sarebbe stata affatto rispettata era del tutto prevedibile”), alla firma del Corriere della Sera (manco a dirlo) Antonio Polito che l’ha buttata sul sarcasmo (“Grande successo a Napoli dell’ordinanza del sindaco che vietava i fuochi”), fino al corrispondente a Londra di Repubblica Antonello Guerrera che ha cinguettato in inglese contro Napoli sempre per i botti, non per la faida di camorra o per il cingalese che ci stava rimettendo la vita, raccogliendo migliaia di mi piace e commenti preoccupati soprattutto per la sorte degli animali domestici napoletani. Ecco, per citare solo tre casi: la vergogna del 32 dicembre, il giorno che nessun napoletano vorrebbe vivere con questo bollettino di guerra che apre il nuovo anno, si è perpetrata. Evoluta solo sotto l’aspetto tecnologico, se proprio vogliamo trovare una differenza.