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Castellammare di Stabia (Na) – Non c’era funerale che a Castellammare di Stabia non fosse gestito da Adolfo Cesarano, 61 anni, che adesso è in carcere. Un monopolio conquistato grazie all’appoggio della cosca. La retata è stata messa a segno dopo una indagine dei carabinieri sulle infiltrazioni del clan D’Alessandro nel settore delle pompe funebri. Ai domiciliari altre cinque persone, quattro parenti stretti del 61enne, e un suo fedelissimo (Saturno Cesarano, 58 anni, Alfonso Cesarano, 62 anni, Giulio Cesarano, 58 anni, Catello Cesarano, 34 anni e Michele Cioffi, 44 anni).

Tutti devono rispondere a vario titolo di concorso nel trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’aver commesso il fatto per agevolare la cosca e avvalendosi della forza dell’organizzazione criminale. Le indagini partono da una inchiesta che abbracciava un periodo che va dal 2013 al 2016, e che già il 31 maggio 2016 aveva portato alla notifica di un avviso di conclusioni indagini preliminari nei confronti di Alfonso Cesarano per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L’imprenditore, che dal dicembre 2013 era titolare, insieme al suo omonimo 62enne e Giulio e Saturno Cesarano, ciascuno del 25 per cento delle quote sociali, della Impresa funebre Cesarano Srl, ha ceduto l’intera sua quota di partecipazione; ma, dicono gli inquirenti, la cessione era solo formale, per evitare provvedimenti di sequestro beni, e di fatto Alfonso Cesarano è rimasto alla guida dell’impresa.