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Urliamo tutti No al razzismo!”.
Così è iniziata la giornata allo stadio Maradona di Napoli prima del match contro l’Atalanta, per una protesta dello stadio e del club contro l’assoluzione di Acerbi. Il microfono allo stadio lo ha preso l’attore e regista Marco D’Amore che ha detto: “Troppo hanno visto i nostri occhi, troppo hanno sentito le nostre orecchie, ma non è più questo tempo indifferenza e noncuranza, Napoli fai sentire la tua voce senza vergogna, paura, diciamo uniti insieme no al razzismo”. Vicino a D’Amore c’era Mohamed Seick Mane, uno dei calciatori delle giovanile del Napoli.
Durante questo momento le pubblicità sul bordocampo sono state sostituite dal fondo nero con la scritta “No al razzismo – No to racism”.

Il club ha fatto un comunicato chiaro e inequivocabile. Non parteciperemo a eventi istituzionali contro il razzismo. Le manifestazioni contro le discriminazioni le faremo in modo privato”. Nel prepartita di Napoli-Atalanta il ds azzurro Mauro Meluso ha confermato la posizione del club dopo la sentenza che ha scagionato Acerbi in merito al caso degli insulti razzisti a Juan Jesus.
Siamo rimasti delusi dalla vicenda – ha addetto Meluso ai microfoni di Dazn – se devo dare un parere personale, dico che quando si sbaglia basterebbe chiedere scusa, questo è un mio pensiero personale”.

I calciatori del Napoli prima dell’inizio della partita contro l‘Atalanta si sono inginocchiati sul prato del Maradona, adottando la “Taking the knee”, di origine Usa, per protestare contro il razzismo. In campo non c’erano solo gli 11 titolari ma anche tutta la panchina del Napoli.
Questo tipo di protesta è nato nel 2016 prima di una partita di Football Usa in cui i giocatori si inginocchiarono durante l’inno Usa per richiamare l’attenzione del pubblico sui problemi di razzismo.