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Napoli – “Ecco l’anno zero. Non vince il centro destra, stravince Salvini con un’idea dell’Italia della paura. Serve una costituente riformista e democratica che trasformi l’opposizione in alternativa credibile”. Così Riccardo Nencini, segretario del Psi, commenta i risultati delle elezioni amministrative dopo il turno di ballottaggio. Nencini ribadisce la necessità di una “assemblea per la Repubblica aperta e inclusiva. Un leader e un disegno politico nuovo. La Toscana faccia da battistrada. Proprio dove la sconfitta è stata più dura, da lì vengano i segnali più forti. Bisogna che il partito più grande della sinistra riveda le sue strutture politiche e organizzative”.

Le amministrative hanno dato un segnale allarmante. Quello di un Paese che si sposta a destra. Roccaforti che erano del centrosinistra hanno ceduto. Gli esempi sono tanti. La bassa affluenza non è una giustificazione. Come commenti questo turno di ballottaggio?
Sono state completamente disarticolate le regioni rosse. Non c’è più nemmeno l’attaccapanni della storia. Una ragione in più, dopo la sconfitta alla politiche, per rivedere completamente la stessa idea di sinistra. Noi siamo pronti a farlo. Il 7 di luglio facciamo un primo incontro aperto a tutti i riformisti e democratici, ma soprattutto rivolgiamo un appello a tutti i movimenti democratici, civili, ma il Pd sopra agli altri. Il tutto affinché la volontà di far presto emerga già prima dell’estate.

La lettera di Martina al Corriere della Sera è un appello che segna anche il clima di una sinistra impotente. Martina parla di una lista unica alle Europee. Tu che ne pensi?
Penso che si debbano preparare da subito le Europee e le prossimi amministrative. Però non lasciando le cose invariate. Credo che il progetto decennale del Partito democratico sia destinato a tramontare. E quindi c’è bisogno di un disegno nuovo della sinistra italiana.

Un disegno quindi che non deve partire dal Pd come perno centrale…
Gli italiani hanno soprattutto voltato la faccia la Pd. Quindi ripartire dal Partito democratico sarebbe un errore. Servono leadership nuove e serve soprattutto un disegno nuovo perché l’opposizione divenga alternativa credibile. Lo ripeto: il nostro è un tempo molto simile al triennio ‘19 – ‘22. Quindi chi pensa che questa pancia che ribolle degli italiani sia destinata a spegnersi, non ha capito. Noi lo diciamo ormai dal congresso di Venezia che andava affrontato il tema migranti in maniera diversa da quel cattocomunismo peloso che ha avuto un rimbalzo soltanto con Minniti.

Calenda addirittura parla di andare oltre al Pd. Di un fronte repubblicano. I socialisti come si pongono? Quale ruolo possono avere in una fase in cui le basi fondanti del centrosinistra sembravo venir meno?
La posizione di Calenda è la posizione nostra. Noi abbiamo lanciato l’idea di una assemblea repubblicana che costruisca un bacino di resistenza. Se in Italia avesse vinto una destra europea, alcuni valori fondamentali dello Stato non sarebbero stati messi in discussione. Ma qui ha vinto una destra irragionevole, antieuropea, autartica. Che vorrebbe trasformare l’Italia in italietta. C’ un punto però.

Quale?
Vi è una serie di argomenti che questa destra ha manipolato. Sono argomenti che in maniera diversa deve governare anche la sinistra dando risposte diverse a una comunità che si è smarrita. Il Pd deve fuoriuscire dalla logica che lo ha portato a nascere dieci anni fa. Quello era un partito che era nato per stare in uno schema bipolare ove vi era Forza Italia e Berlusconi.

Una Italia che non esiste più…
Appunto. E vorrei ricordare a Martina che Berlusconi è all’opposizione del Governo. E questa ragione, insieme a quella della sconfitta alle politiche e alla sconfitta alle amministrative, insiste come le altre sullo stesso punto.

Quale punto?
Non c’è tempo da perdere. Bisogna ripensare le leadership, creare nuove organizzazioni, coinvolgere l’associazionismo civico, perché conservo una forte paura: il traguardo conquistato dalla destra trainata da Salvini potrebbe non essere l’ultima meta.

Nel senso che non sia punto di arrivo?
Esattamente. Ma un punto di partenza.

Mentre il Pd sta ancora cercando di capire le ragione della sconfitta non solo delle elezioni ma anche del referendum di due due anni fa…
Lo dico ancora: non c’è più tempo. Se avessimo davanti una destra conservatrice europea sarebbe diverso. Abbiamo davanti avversari che ogni giorno grattano la pancia degli italiani. E presentano al mondo l’Italia della paura. Le pistole elettriche, la discussione sui vaccini, la legittima difesa che permette di sparare in maniera non proporzionale rispetto alla minaccia ricevuta. È l’immagine di una Italia chiusa in se stessa. Che non ha futuro. Nell’immediato può apparire a chi soffre di nostalgia anche come positiva. Ma non ha gambe.

Già c’è chi vede le Europee come un ulteriore trampolino per Salvini che in caso di ulteriore affermazione potrebbe assumere un vero e proprio controllo della coalizione magari passando anche attraverso le elezioni anticipate.
È un rischio che vedo anch’io. Ogni esecutivo che in Europa è giunto alla fine della sua esperienza di governo è stato battuto alle elezioni. Non escludo che Salvini possa muovere le carte anticipatamente rispetto alla sua scadenza. Ma il problema è se si va a votare in un clima come questo. Questo è preoccupante. Sono tutte ragioni in più per muoversi con rapidità. Quello che sta emergendo è la fotografia di una Italia lugubre. Non si parla più di misure che riguardano il mondo del lavoro. Il Ministro Tria sta dicendo che i soldi per il reddito di cittadinanza non ci sono. Le promesse elettorali della Lega e dei Cinque Stelle non ci sono più. Si sono confermate solo come promesse elettorali.
Inoltre con questo governo la nostra posizione in Europa sta diventando sempre più complicata. Sempre più isolata. Siamo in un momento di grandi crisi. E problemi di questa portata non si risolvono con la voce grossa. Un esempio chiaro viene dalla posizione italiana sull’immigrazione. È necessario rivere il trattato di Dublino. Il dibattito è su questo. Ma il governo che fa? Ha assunto una posizione strabica. Bivalente. In Europa i risultati si ottengono sedendo con autorevolezza ai tavoli che contano. Invece noi siamo ostili verso quella parte di Europa con cui storicamente abbiamo avuto rapporti consolidati. Francia e Germania per intenderci. Con loro e solo con loro possiamo arrivare a una intesa per rivedere Dublino. Invece il governo stringe improbabili alleanze con i paesi Visegrad che non hanno nessuna intenzione di cambiare una sola virgola a quel trattato.