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Napoli – Una scena da film horror quella che racconta Antonio Caiazzo, ex boss del clan degli scissionisti fa ai pm della Dda che lo hanno interrogato sul triplice omicidio che hanno scoperto e che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per sette persone, mentre in totale gli indagati ne sono undici. Nel verbale del febbraio del 2016 Caiazzo spiega i particolari dell’agguato. «Fu Cesare Pagano a indicarmi il posto dove dovevano recarmi per andare a pulire la casa dove era stato compiuto l’omicidio. Io non conoscevo neanche i nomi dei morti. Quando sono entrato c’era sangue ovunque e un cadavere a terra con due colpi in testa. Poi ho saputo essere Francesco Russo detto doberman, suo figlio inginocchiato su un lettino e l’altro a terra ma con la testa sul divano – dice CaiazzoNon c’era nulla per poter pulire la casa, così uscii e andai a comprare i secchi per lavare a terra, la varechina, i guanti e le buste di plastica. Una volta ripulito tutto denudammo i cadaveri e li mettemmo nel cellophane».

Il pentito spiega di aver caricato i corpi in un’auto e di aver bruciato i vestiti in un terreno a Mugnano, in provincia di Napoli. Nel racconto dell’altro pentito, Carmine Cerrato detto ‘takendò’ c’è il passaggio relativo all’occultamento dei cadaveri. «Cesare Pagano mi disse di sotterrarli. Iniziammo a scavare con le pale ma non riuscimmo a coprire per bene i corpi. Il giorno dopo tornammo con Francesco Biancolella, con un bobcat e ricoprimmo il tutto per bene». Nel corso del sopralluogo fatto dai carabinieri i cadaveri non sono mai stati ritrovati perché sostiene il gip Roberta Attena, qualcuno li avrebbe fatti sparire per paura dei pentiti.