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Cardito (Na) – La notizia sconvolgente è di fine gennaio, quando il piccolo Giuseppe, di soli 7 anni, è stato letteralmente ucciso di botte dal patrigno. L’orco si trova in carcere dal giorno successivo all’omicidio. Arrestata anche la madre della povera vittima, Valentina Casa, con le accuse di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, tentativo di omicidio nei confronti dell’altra figlia di 8 anni. A distanza di quasi tre mesi emergono nuovi particolari da parte di chi sapeva tutto ma non ha mai agito. Si tratta delle maestre dei due bambini, uscite allo scoperto grazie ad alcune intercettazioni diffuse dal programma “Chi l’ha visto”. Parole sconvolgenti, che evidenziano la freddezza di chi poteva salvare la vita a un bambino, tutelando la sua incolumità, ma ha preferito tacere.

La bambina arriva spesso in classe con il volto tumefatto, addirittura con una medicazione all’orecchio. Noemi chiede aiuto in ogni modo, è in lacrime e mostra i suoi lividi in testa dicendo che è stato il patrigno, Tony. Così le maestre decidono di scrivere una nota indirizzata alla dirigente scolastica, che non fa nulla. Nessuna segnalazione alle autorità né ai servizi sociali. Nessuna reazione alla vista di quelle ferite e della sofferenza della bambina. Dopo la morte di Giuseppe, la dirigente afferma che aveva convocato un collegio dei docenti, fissato casualmente per il giorno successivo alla tragedia. Ma della faccenda, gli inquirenti non hanno trovato alcuna traccia documentale. 
Le maestre di Giuseppe sono state convocate dagli inquirenti dopo la morte del loro alunno, affermano che il bambino è arrivato a scuola con un livido solo in una occasione; così ad ogni interrogatorio continuano a sostenere lo stesso punto di vista. A questo punto, i poliziotti fanno sentire le intercettazioni in cui si sentono le loro stesse voci pronunciare una verità totalmente differente da quella sostenuta in precedenza. Le stesse intercettazioni diffuse da “Chi l’ha visto” in un servizio di due giorni fa: 
Tutti i giorni venivano con il volto tumefatto. L’altro giorno ci mancava pure un pezzo di orecchio a quella creatura (Noemi)“. Poi riferendosi a Giuseppe: “Lo vatteva a sangue. Io glielo avevo anche segnalato alla preside perché veniva tumefatto a scuola. Però non parlava il bambino”. Dopo l’ascolto delle intercettazioni, le maestre ritrovano la memoria e raccontano la verità.

E’ questa è la vera storia di Giuseppe e Noemi, massacrati in casa e abbandonati a scuola.