- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Un modulo, da spedire al Comune di Napoli, con la richiesta di garanzie, e un volantino sui presunti rischi del progetto, relativo ai parcheggi interrati al Vomero-Arenella. La rete No Box ne ha distribuito 400 copie alle famiglie della zona di piazza degli Artisti, via Tino di Camaino e via De Bustis, dove sono previsti i tre stralci dell’opera. È solo l’ultimo capitolo della guerra ai box privati. Sugli scavi in piazza, il documento avverte: “Alcuni casi capitati pochi anni fa sono un monito”. Due gli esempi citati. “Crollo del Palazzo del Governo dell’Aquila (Terremoto nel 2009) – si legge -: era antisismico e aveva già superato indenne i precedenti terremoti. Dalle indagini fatte in seguito si è scoperto che in loco era stato poi realizzato un parcheggio sotterraneo. Quest’ultimo avrebbe funzionato come ‘Cassa Armonica’, amplificando l’onda sismica”. C’è poi un caso in città: “Crollo del palazzo alla Riviera di Chiaia (2013): ci ha insegnato che lavori nel sottosuolo devono necessariamente tenere sotto controllo le condizioni statiche dei fabbricati ad essi limitrofi”. Tuttavia “la convenzione tra il Comune di Napoli e la società cessionaria – argomentano i No Box – rimborserebbe solo il 20% degli eventuali danni causati agli immobili dai lavori”. Per questo sarebbe “necessario ottenere che sia attivata una garanzia congrua, per tutta la durata dei lavori e per i successivi venti anni”. I residenti, quindi, sono invitati a chiedere formalmente garanzia al sindaco Manfredi. Gli oppositori del progetto stanno mettendo in campo una capillare azione informativa. La strategia è corredata da alcuni studi scientifici. Uno di questi, della Sapienza di Roma, afferma che “generalmente, le zone interessate da cavità ipogee sono fortemente instabili e le conseguenze sulla sicurezza statica dei manufatti sono ben note: lesioni o crolli edifici, per effetto di subsidenza (sprofondamento del terreno sotto il peso dei sedimenti accumulati, ndr) o voragini”. Nel modulo da inviare al Comune, si sottolinea che “i fabbricati esposti maggiormente al rischio di subire danni causati dai lavori in oggetto sono stati nella maggior parte realizzati precedentemente alla pubblicazione delle norme antisismiche”. Viene poi formulata una serie di ipotesi tecniche. “La realizzazione dei box privati interrati, oltre a modificare lo stato tensionale dei terreni di posa fabbricati limitrofi – scrivono i No Box – potrebbe provocare, in caso di sisma, anche un’amplificazione delle onde sismiche, dovuta al potenziale effetto ‘cassa armonica’ causato dal nuovo volume in cemento armato che verrebbe interrato in luogo del terreno compattato; l’area tutta risulta soggetta ad una subsidenza di circa 6 mm/anno e questa risulterebbe altresì soggetta a stati vibrazionali di vario tipo (lavori di scavo e costruzione, trasporti pesanti su gomma, trasporti pubblici, passaggio dei treni della vicina Linea 1 della metropolitana, eventuali eventi sismici) e che questi stati vibrazionali potrebbero essere amplificati per l’effetto ‘cassa armonica’ prodotto dall’inserimento della struttura di cemento armato nel sottosuolo in luogo del terreno compattato”. Quanto considerato, “potrebbe causare effetti e danni anche dopo la fine dei lavori”. Ecco perché il modulo chiede, tra le altre cose, un’ordinanza sindacale per obbligare la concessionaria cooperativa Napoli 2000 “ad attivare fideiussioni assicurative”. Oltre a questo, si vorrebbe “conoscere se la convenzione prevede anche una valutazione dei rischi aggiuntivi”.