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NAPOLI – Il Festival di Sanremo targato Amadeus continua a mietere record di ascolti in tv, ma a Napoli c’è chi rimpiange il Festival della canzone napoletana
 
Cinquantuno anni dopo l’ultima edizione, lo ripropone l’ex assessore alla cultura Nino Daniele che, in un lungo post su Facebook, la mette così: “Si deve fare. Si può fare. Sarebbe nell’interesse dell’Italia, della musica, della poesia. Quando c’è Sanremo, per 5 giorni, quest’idea si fa chiodo fisso: la città merita un grande Festival della Canzone. E ora il tempo è maturo”.
 
Nel 1971, all’epoca dell’ultima edizione del Festival napoletano, argomenta Daniele, “putroppo, la città pagava a caro prezzo non solo i difetti e il discredito dei suoi ceti dirigenti ma anche le già evidenti forme di snobismo e colonialismo culturale. Ma ora, i 51 anni trascorsi hanno ancor di più messo in risalto che la canzone classica napoletana è un patrimonio dell’Umanità, una ambasciatrice del nostro Paese nel mondo”.
 
“Mi diceva qualche anno fa l’editore Bideri – è l’aneddoto che racconta l’ex rappresentante della giunta De Magistris – che la percentuale piu alta dei diritti d’autore erano quelli derivanti da ‘O sole mio’ e da ‘Torna a Surriento’ interpretati da Elvis Presley. Ricordarlo dimostra a sufficienza quale potente base di industria culturale e turistica in grado di produrre ricchezza, reddito e lavoro possa essere la canzone di Napoli ancora oggi grazie alla sua intrinseca capacità di contaminazione con l’espressività musicale popolare universale”.
 
“Penso che ora la città sia matura per questa sfida” – continua l’ex di Palazzo San Giacomo.
 
Tanto più che ripristinare il Festival della canzone napoletana servirebbe anche “a tenere a distanza la camorra e la sua sub-cultura. Il Festival, con una struttura pensata ad hoc, potrebbe anche gestire un grande centro di ascolto, un Museo che abbia in dotazione l’archivio storico della Rai”.
 
“Si potrebbe, quindi, in una prima serata, invitare a cantare i grandi artisti internazionali. Poi immaginare una serata solo strumentistica e concertistica con le orchestre giovanili della città. Potrebbe, anzi, essere proprio questa una missione del redivivo Festival: sostenere orchestre giovanili in tutti i quartieri. Oltre che richiamare giovani interpreti delle seconde e terze generazioni di napoletani sparsi nel mondo in modo tale da mantenere e rafforzare anche i legami con le nostre comunità. Tutto questo, giusto per fare qualche esempio”.
 
Il tempo per andare di nuovo in scena, in ogni caso, è maturo: “Ora si può – ripete Daniele – Lo dimostrano anche il Trianon diretto da Marisa Laurito e l’onoreficenza di Mattarella a Renzo Arbore”.
 
L’odierno assessore alla cultura del Comune, vale a dire lo stesso sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha un’idea in più sulla quale lavorare.