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NAPOLI – A luglio dell’anno scorso, presso le Terme di Agnano, fu l’occasione per fare quadrato attorno a Gaetano Manfredi, all’epoca semplice candidato sindaco del centrosinistra. E finì con il Governatore Vincenzo De Luca che per la prima volta aprì ai 5 Stelle che poi sarebbero diventati quelli della scissione di Luigi Di Maio.

A Bologna, poi, nell’agosto successivo, De Luca fece ancora meglio prenotando il terzo mandato a Palazzo Santa Lucia e facendo balenare una sua discesa in campo addirittura alla conquista della segreteria nazionale del Pd.

Tutto questo, per dire che la Festa dell’Unità, per il Partito Democratico e, più in generale, il centrosinistra napoletano, non è mai un appuntamento banale.

E promette di non esserlo nemmeno quest’anno.

Dodici mesi dopo, infatti, l’edizione 2022 della festa del giornale che non c’è più promette di riprendere pari pari il tema attorno al quale si era infervorata l’anno scorso: De Luca contro il resto del mondo

Certo: qualcosa, nel Pd, è cambiato. Non c’è più il segretario regionale, il deluchiano Leo Annunziata, ad esempio.

Non c’è più, nemmeno sulla carta, un’assemblea regionale.

Al loro posto, c’è un commissario: Francesco Boccia.

E qualcuno, leggi Stefano Graziano, che pure era in predicato di sostituire Annunziata, ha fatto carriera: ora è il vice responsabile enti locali del Pd con delega al Sud e alle Isole.

Ma soprattutto, qualcun altro, in questi dodici mesi, prima è stato eletto a stragrande maggioranza sindaco di Napoli. E ora vanta un paio di cose: un indice di popolarità che lo pone al quinto posto in Italia tra i primi cittadini più amati (59,5%) e l’investitura di Enrico Letta che di lui ha detto che “è un grande leader politico nazionale”. Si parla, naturalmente, di Gaetano Manfredi.

Tra una Festa dell’Unità e l’altra, quindi, l’assetto del potere naoletano e campano tra Palazzo Santa Lucia e Palazzo San Giacomo si sta scomponendo e ricomponendo, in quanto bipolarizzatosi.

Tant’è, dopo 10 anni di Luigi de Magistris, per qualcuno, due galli a cantare (ma sarebbe meglio dire a contare sul serio) sono troppi.

E perciò c’è il rischioconta per l’edizione 2022 della Festa dell’Unità napoletana: chi sta con De Luca e chi sta con Manfredi.

Rischio che, evidentemente, stanno calcolando anche gli organizzatori se è vero, come è vero, che hanno piazzato Vincenzo De Luca in chiusura della kermesse, domenica 17 luglio. E il sindaco Manfredi due giorni prima, venerdì 15.

Ad aprire la festa, mercoledì 13, ci sarà, invece, il commissario Boccia. Il quale ha già detto di stare immaginando una sorta di “federazione” per allineare accanto al Pd anche le liste (leggi i portatori di voti) di De Luca in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Ma che, nel frattempo, genera già diversi mugugni. In primis, da parte degli intellettuali che da marzo si sono messi a pregare Letta di risolvere quello che per loro è il problema-De Luca e che, invece, si sentono ancora umiliati. L’intervento di Marco Plutino oggi sul Riformista (“Pd, cambiare per non cambiare: un commissario per l’ennesima gestione dell’esistente”) è, a tal proposito, illuminante. 

Chissà se la Festa che (paradossalmente) si chiama dell’Unità e che quest’anno si svolgerà in piazza Municipio, riuscirà a stemperare gli animi: nel frattempo, le elezioni politiche sono alle porte. E bisognerebbe pur sempre darsi un tono.