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Pena dimezzata e accuse derubricate in secondo grado per il giudice napoletano Alberto Capuano, arrestato nel luglio 2019 in un blitz della Squadra Mobile di Roma, perché ritenuto al centro di un presunto giro di corruzione. Con sentenza emessa oggi dalla terza sezione penale della Corte di Appello di Roma, il magistrato (difeso dai penalisti Alfonso Furgiuele e Alfredo Sorge) è stato assolto dalle cinque contestazioni di corruzione in atti giudiziari, per le quali in primo grado era stato emesso il verdetto di colpevolezza dal tribunale di Roma, del 14 settembre 2021.
Per due contestazioni, la Corte d’Appello ha ritenuto sussistere il reato di traffico di influenze. Per una terza, invece, il tentativo di traffico di influenze. La pena è stata così rideterminata, passando dagli 8 anni e 10 mesi del primo grado a 4 anni e 9 mesi. Al momento di finire in carcere in custodia cautelare, Capuano era giudice nella sezione distaccata di Ischia. In precedenza aveva prestato servizio presso la sezione gip del tribunale di Napoli. Il magistrato, 63 anni, fu posto ai domiciliari nel gennaio 2020, per tornare libero nel luglio dello stesso anno.
In appello, la riqualificazione del reato e la rideterminazione della pena hanno interessato anche gli altri imputati Di Dio, Cassini e Liccardo (avvocati Campora, Cinque, Sforza, Dello Iacono, Cozzolino).
I difensori di Capuano osservano che “questa sentenza costituisce un primo momento di riequilibrio della realtà con il riconoscimento della insussistenza di tutte le ipotesi di corruzione in atti giudiziari contestate e per cui era stata a suo tempo emessa la misura coercitiva e poi la sentenza di primo grado“. I legali si riservano “di leggere le motivazioni della sentenza e di impugnare in Cassazione il verdetto di colpevolezza per il reato di traffico di influenze, addirittura in una delle tre ipotesi ravvisato in forma tentata“.