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NAPOLI – La svolta potrebbe arrivare presto, entro fine mese. Il procuratore generale ha già tenuto la requisitoria in corte d’appello e adesso sono in corso le discussioni degli avvocati difensori. Entro fine mese potrebbe essere pronunciata la sentenza di secondo grado. Associazione di stampo mafioso, armi, traffico di droga e due omicidi “per gioco”. La “paranza dei bambini” torna alla sbarra per il processo di secondo grado. Il conto alla rovescia è già partito. I lavori in aula innanzi ai giudici della Seconda sezione della Corte d’appello di Napoli scatteranno il prossimo 12 luglio. La partita giudiziaria, nonostante la raffica di condanne a vent’anni di reclusione arrivata in primo grado, non è però ancora chiusa. Nel “pallottoliere” della Procura mancano infatti ancora almeno due ergastoli, quelli invocati per Vincenzo Costagliola e Giovanni Cerbone, accusati di essere rispettivamente i killer di Maurizio Latricuso e Tahar Manai, vittime senza colpa della spietata mattanza messa in atto dall’ormai ex clan Amirante-Brunetti- Giuliano-Sibillo nei mesi a cavallo tra il 2014 e il 2015.

PROCESSO BIS – Due i dati numerici sui quali il nuovo processo prenderà corpo. Da un lato ci sono loro, i 55 imputati, di cui 11 assolti, tutti accusati dalla Dda di aver a vario titolo preso parte al feroce sodalizio criminale di Forcella; dall’altro ci sono invece i 451 anni di carcere invocati dall’accusa nel precedente procedimento. La prima udienza, già fissata al 12 luglio, si aprirà con la relazione del giudice a latere e con la requisitoria del procuratore generale. Qualcuno dei presunti affiliati proverà a limitare i danni chiedendo il patteggiamento, una strategia difensiva finalizzata all’ottenimento di sconti di pena in cambio della rinuncia ai motivi d’appello. Gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, dal canto loro, proveranno però a ribadire ancora le proprie istanze. Sul tavolo restano infatti i due ergastoli invocati ma non concessi in primo grado: Cerbone che Costagliola in quell’occasione erano riusciti a cavarsela con “soli” vent’anni di reclusione. Sul punto è quindi quantomeno improbabile che si verifichi un dietrofront della pubblica accusa. In ballo ci sono del resto due vittime innocenti della camorra: uomini trovatisi al momento sbagliato al cospetto delle persone sbagliate.

KILLER SPIETATI – La ricostruzione fornita dalla Procura dei delitti Lutricuso-Manai è del resto da brividi. Il primo fu freddato ad appena 24 anni per il solo fatto di non aver offerto una sigaretta al ras che gli aveva chiesto una “bionda” per confezionare uno spinello. Era il 10 febbraio 2014, il giovane morì in una pozza di sangue sul piazzale antistante una discoteca di Pozzuoli. Altrettanto raccapriccianti la dinamica il movente dell’omicidio Manai. Il 46enne tunisino fu assassinato il 16 luglio 2013 nell’ambito di una sorta di “test”.